L’errata responsabilità

Molti parlamentari della sinistra Pd sostengono sia un errore quello che il Governo sta facendo sulla riforma del lavoro. Eppure, la approveranno. “Per senso di responsabilità”, dicono. Ora, sarà perché non sono parlamentare, ma non ne comprendo la logica.

Se uno pensa che una cosa sia sbagliata, non può votare per approvarla, proprio per quel “senso di responsabilità” che dovrebbe spingere a far di tutto e qualsiasi cosa nelle proprie possibilità, affinché quegli errori non si compiano. Invece, accade l’esatto contrario.

Inoltre, alcuni dicono che voteranno la fiducia “anche se in modo critico”, come ha affermato Cesare Damiano. Cioè? Forse aggrottando le sopracciglia, storcendo l’angolo della bocca, sollevando il dito mignolo in segno di protesta, magari guantato di nero? Non saprei.

Altri affermano che i parlamentari delle loro aree o correnti, diranno “sì” alla fiducia sul testo al Senato, ma poi lo cambieranno alla Camera. Forse anche qui è perché non sono parlamentare, ma non ne afferro la ratio. Già altre volte, è accaduto sulla legge elettorale o per le riforme costituzionali, da quelle aree sono giunte risposte simili. Però, dico, se le cose sono sbagliate, che senso ha votarle da un lato, cambiarle dall’altro, rivotale nel primo ramo del Parlamento, modificarle ancora nel secondo? A meno che la perdita di tempo attraverso il rimpallo fra una camera e l’altra non sia il fine, davvero mi pare poco normale. Perché poi, alla fine, se la logica è quella, basta mettere la fiducia e, come in una pubblicità di analgesici d’antan, “passa tutto”.

O ancora, molti sono quelli che sanno di votare cose contrarie a quanto dicevano in campagna elettorale, e proclamavano quali valori, eppure lo fanno per “spirito di lealtà”. Ecco, magari è semplicemente, e di nuovo, perché le logiche parlamentari sfuggono a chi non lo è, ma la lealtà non dovrebbe essere proprio verso le cose che si sono dette in campagna elettorale e sulle quali si è ottenuto il consenso per l’elezione?

Infine, ci sono quelli voteranno la fiducia perché “se cade il Governo, si torna alle urne e si precipita il Paese nel baratro”. A parte che il rapporto è esattamente il contrario, cioè è il Parlamento che sostiene l’Esecutivo, e se questo cade, non per quello cade anche il primo, di nuovo qualcosa non mi torna, soprattutto se chi fa questo ragionamento magari è lo stesso che lamenta il fatto che alcune decisioni sono sbagliate perché assunte “da un Governo fatto con Alfano e da una maggioranza costituita con Sacconi”.

Mi chiedo, se questa situazione di alleanza è il problema da cui deriva la necessità di quelle decisioni a ribasso in tutti gli ambiti dell’azione politica, dai temi del lavoro a quello dei diritti civili, il fatto che possa finire non dovrebbe essere un problema, anzi. Se una coalizione mostra la corda così tanto da dover obbligare chi ne fa parte a votare contro i propri valori, la sua fine non dovrebbe per questi essere uno spauracchio, no? Inoltre, se il Governo, proprio per questa continua mediazione, compie scelte che si giudicano sbagliate, tanto da votarle con la promessa di cambiarle, che la sua esperienza possa finire non rappresenta un problema per il Paese, semmai ne può costituire la soluzione, giusto?

Insomma, se la Legislatura è iniziata male, costretta ad alleanze innaturali dall’esito del voto, continuata fra così tanti problemi che hanno determinato l’avvicendarsi di due governi in meno di un anno, i quali reggono e hanno retto, non per convinta adesione da parte di chi dovrebbe sostenerli, ma solo per una sorta di horror vacui,  non capisco perché sarebbe una tragedia quand’anche finisse prima del termine. Ma credo che, pure quest’ultimo aspetto, difficilmente riescono a coglierlo appieno quelli che non sono parlamentari.

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2 risposte a L’errata responsabilità

  1. Giuseppe scrive:

    Per il voto ci sono tre schede prestampate : una con “SI”, una con “NO”, una con “SI ma
    mi piace essere un po’ critico”

  2. Pingback: Qual è la responsabilità? | [ciwati]

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