“L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato”.
Ferruccio De Bortoli, nel suo editoriale di oggi, non ci gira intorno, e per dire come la pensa sull’operato del Governo e del premier, usa parole dirette fin dal primo rigo del suo fondo, con un inequivocabile “Devo essere sincero: Renzi non mi convince”.
Il Corriere non può certamente essere accusato di atteggiamento prevenuto verso il presidente del Consiglio, al quale ha dato ampie aperture di credito, né circa lo schema politico che lo sorregge. Per intenderci, il giornale di Via Solferino è la quinta colonna delle larghe intese e della stagione della pacificazione, e da sempre, di potrebbe dire.
E allora perché questo cambiamento di verso? Un po’ lo spiega lo stesso De Bortoli, già nel titolo del suo pezzo, quel “Il nemico allo specchio”, che sottintende che a danneggiare il segretario del Pd e capo dell’Esecutivo, agli occhi del direttore del giornale, non sia altri che egli stesso.
Certo, è curioso, e anche un po’ ironico, notare come ora paiano accorgersi dei limiti di quello schema e di quelle soluzioni, gli stessi che ieri per entrambi tifavano. Se ne accorgono i grandi giornali, oggi il Corriere, da un po’ di tempo la Repubblica, ma se ne accorgono anche quelli che li sostenevano in Parlamento, stupiti oggi (e noi del loro stupore) che Sacconi e il centro destra, vecchio o nuovo è lo stesso, come gli stessi sono i protagonisti, dicano, su tematiche importanti come il lavoro, ad esempio, le cose che dicevano prima, e che sono diametralmente opposte a quelle che dicevano Bersani e il Pd (e quelli che con l’uno e nelle liste dell’altro si sono candidati e sono stati eletti).
Ma De Bortoli non ha tutti i torti. In effetti Renzi è vittima di se stesso. O meglio, è preda della sua stessa narrazione velocista. La politica secondo Matteo, infatti, consuma leader con la stessa facilità con cui li crea. E non è affatto per una beffarda eterogenesi dei fini, tutt’altro: è proprio una delle conseguenze a cui mira.
Non ha scalzato Letta in un amen dopo soli nove mesi a Palazzo Chigi, proprio sfruttando la retorica del “un governo dura se fa” e “i risultati concreti non si vedono”? Bene, ora che a lui manca poco più di un mese per raggiungere la durata del mandato del suo predecessore, è normale che il mito della velocità al potere gli si ritorca contro. Perché si dovrebbe riservare a lui e alla sua azione, un trattamento diverso da quello che egli ha riservato a chi è venuto prima? Sarebbe iniquo. Non è forse quella contro le iniquità la sua battaglia?
E se la meritocrazia è un altro terreno di battaglia del condottiero in camicia bianca, perché stupirsi che proprio su quello sia portato il discorso dei commentatori, come fa ancora il direttore del Corriere, scrivendo che la “sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità”?
Critiche ingenerose? Forse. O forse no. Forse è il momento di togliere dal terreno slogan e vuota comunicazione, e ritornare a parlare di politica, nel senso di ricominciare quel lavoro, faticoso, duro e, non prendertela Matteo, lento, che fa il pensiero quando si applica alla risoluzione dei problemi. Tutto il resto, al massimo, sono tweet ripetuti nel vuoto.
PS: De Bortoli, in chiusura del suo editoriale, si chiede se il “patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria”. Il direttore del Corriere, non del Fatto Quotidiano. Che dici, Renzi, vogliamo provare a rispondere anche a questo? Nel merito, grazie, visto che la parola ti piace tanto.