Come il salice per la vigna

L’ho sempre detto che sono di cultura contadina, cafona avrebbe detto Silone. Quindi mi perdonerete se questo post lo inizio con un adagio di quella tradizione.

Dove sono nato, quando qualcuno cerca di spaventare il suo interlocutore con minacce difficilmente attuabili o, quand’anche lo fossero, di impatto irrisorio o, ancora, dagli effetti tutt’altro che intimidatori, non è raro che l’altro risponda: “e mi avrai scorticato il salice alla vigna”. Perché? Perché il salice che si usa per legare le vigne è già scorticato. Ai rametti giovani, infatti, prima di essere usati, viene tolta la corteccia per renderli più morbidi e poterli usare come legacci. Quindi, minacciare di scorticare il salice della vigna non è una grande minaccia.

Ecco, leggendo sul Corriere della Sera di Renzi che ha minacciato Berlusconi nell’incontro di ieri dicendogli, in sostanza, “o si dà corso all’accordo del Nazareno sulla legge elettorale e le riforme, o si va al voto”, ho immaginato che il suo interlocutore abbia più o meno pensato una cosa del genere.

Che quella del ricorso al voto non sia una minaccia attuabile non sono l’unico a pensarlo. Se si tornasse a votare senza fare nessuna riforma, verrebbe meno la ragione per la quale tutta “l’operazione Renzi”, dall’accordo con il leader di Forza Italia nella sede del Pd in poi, è stata messa in campo, come nota oggi anche Pippo Civati sul suo blog. Soprattutto, apparirebbe ancora una volta chiaro che il problema degli accordi col Caimano, non è lui, il Caimano intendo, ma chi pensa di farne un animale domestico utile ai propri progetti, certificando, quindi, l’ingenuità di quest’utlimo.

Però, più che di un bluff, come lo definisce Civati (anzi, il deputato democratico usa “bluffone”, che un po’ è accrescitivo, un po’ fa il verso a un altro termine usato dal presidente del Consiglio per mettere il cip sulla sua scommessa riformista), io parlerei di una minaccia stupida, se non quasi di una promessa.

Perché andare a votare senza fare la legge elettorale, a Berlusconi potrebbe pure convenire. Pensateci un attimo. Fra i motivi per cui il segretario democratico voleva e vuole fortemente una nuovo sistema di voto, c’è quello della certezza del risultato. “Serve una legge che la sera delle elezioni si sa chi ha vinto”, twittava Renzi prim’ancora di vincere il congresso del Pd (e scambiando i congiuntivi e le congiunzioni per infiammazioni dell’area oculare). Invece ora cosa abbiamo? La legge elettorale “novellata” dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2014, quella che ha cancellato il Porcellum. Togliendo gli elementi dichiarati incostituzionali dalla Consulta, premio di maggioranza e liste bloccate, si ha però un sistema proporzionale puro con preferenze. Nelle motivazioni della pronuncia, infatti, si legge che quello che rimane “è precisamente il meccanismo in ragione proporzionale delineato dall’art. 1 del d.P.R. n. 361 del 1957 e dall’art. 1 del d.lgs. n. 533 del 1993, depurato dell’attribuzione del premio di maggioranza e le norme censurate riguardanti l’espressione del voto risultano integrate in modo da consentire un voto di preferenza” (per inciso: secondo me, comunque, un sistema migliore dell’Italicum, viste anche le mire riformatrici su Costituzione e forma di governo; se un nuovo dettato costituzionale si vuole produrre, che lo faccia un Parlamento eletto su base proporzionale, senza maggioranze determinate con premi esagerati e vizi di costituzionalità nella sua composizione).

Ma se si tornasse a votare col proporzionale, la governabilità si otterrebbe e si garantirebbe solo con un accordo post-elettorale. Per fare una maggioranza reale, a guardare i sondaggi, credo che non basterebbero, in quel caso, i parlamentari di Pd e Ncd come ora. Quindi, in una tale ipotesi, Berlusconi ritornerebbe imprescindibile, visto che Grillo e il M5S, immagino per loro stessa ragione sociale, non farebbero mai alleanze col Pd. Certo, si potrebbe approvare prima una legge in senso maggioritario con i voti dell’attuale maggioranza. Ma oltre a essere contrario a quello che il Pd ha sempre detto sull’importanza di scrivere le regole con l’opposizione, vedo sinceramente difficile che Casini e Alfano, Mauro e Cicchitto rinuncino alla possibilità di essere comunque indispensabili al prossimo giro in una situazione, ancora e di nuovo, senza vincitori certi.

Inoltre, mi chiedo, perché Berlusconi dovrebbe puntare sull’Italicum? Stando ai sondaggi, rischierebbe di trovarsi a far da spettatore in un ballottaggio fra Renzi e Grillo, a meno di non ricompattare il caravanserraglio da Storace e Salvini fino a Casini e Mauro, e mettendo in conto un vitello grasso per il ritorno del figliol prodigo Angelino. E poi, per non rischiare la sfida con Grillo in singolar tenzone, Renzi e il Pd dovrebbero forse tifare per il ritorno all’antico, alla vecchia Casa delle Libertà, dismettendo e ripudiando tutta la retorica sulla trasformazione in senso europeo di un nuovo e rinnovato centro destra? Sempre che qualcuno non dia per scontata la vittoria del centro sinistra per mancanza di competizione e di competitori. Sarebbe un peccato, perché la democrazia vive solamente del confronto e nel dialogo fra differenti visioni e proposte, e perché la presunzione di superiorità può essere molto dannosa.

In effetti, tornare a votare senza fare le riforme e senza una nuova legge elettorale, per Berlusconi potrebbe non essere proprio una terribile minaccia, un po’ come quella di scorticare qualcosa che si si vuole proprio senza corteccia. Come il salice per la vigna, appunto.

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

5 risposte a Come il salice per la vigna

  1. Pingback: Siamo sicuri sia una minaccia? | [ciwati]

  2. stefano scrive:

    commento qua così magari legge anche civati (sul suo blog non si può più commentare con pseudonimo, perchè civati si era stufato delle critiche…): basta parlarsi addosso, basta discorsi “ampi e articolati”, non se ne può più. avete perso il congresso, siate leali e aspettate il prossimo giro, senza organizzarsi di nascosto, cercando alleanze da brunetta a grillo pur di impedire a renzi di fare le riforme che la maggioranza degli italiani vuole.
    fatevene una ragione: siete minoranza, e siete minoranza perchè non sapete parlare alla gente e non sapete parlare alla gente perchè vi sentite superiori (“scambiando i congiuntivi e le congiunzioni per infiammazioni dell’area oculare”…simpatica eh, ma non aggiunge niente al discorso) e non siete concreti.

  3. Pingback: Siamo minoranza, fatevene una ragione | Filopolitica

  4. Loredana Leone scrive:

    Stefano, tu sarai anche concreto, ma non capisci un piffero !

Lascia un commento