Libro verde sul lavoro o disco verde alla barbarie?

Salve a tutti,
due giorni fa parlavo con un mio conoscente circa gli scenari futuri dell’occupazione in Italia. L’eccezionalità di quella situazione – ed il motivo per cui ora ve ne rendo notizia – è sostanzialmente legata alla meraviglia, sincera e non di facciata, che ho provato io quando ho scoperto un lato di quella persona che onestamente non conoscevo.
Nello svolgersi del nostro dialogo, incentrato soprattutto sull’annosa questione dei precari, ho manifestato al mio interlocutore il sostanziale giudizio positivo che m’ispirano aperture come quella delle previste assunzioni nella Pubblica Amministrazione centrale e nella Scuola od eventi come l’assunzione, frutto di sentenza giuridica, di oltre 6.300 precari nei call center. Provvedimenti che prima o poi bisognava attenderseli, ma nei quali cominciavo a credere sempre meno.
Quello che non mi aspettavo minimante, data la cultura e la formazione politica del mio interlocutore, invece, è la reazione di ferma chiusura che egli ha palesato. “Manovre del genere – ha detto – manifestano solo una sudditanza di questo Governo rispetto ai ricatti della sinistra radicale e fanno male al mondo del lavoro e dell’economia”. Mi verrebbe spontanea un’esclamazione vernacolare e triviale, ma ve la evito.
Dopo i primi tre secondi di smarrimento, ho risposto a questa persona (per la cronaca, dipendente pubblico a tempo indeterminato) che, come lui, concordavo con l’eventuale necessità di “flessibilizzare” il mercato del lavoro. A patto, però, che da domani anche il suo “posto” diventasse meno certo e cominciasse anch’egli a dover lottare quotidianamente con lo stress e l’ansia di una condizione lavorativa ed economica che ha una data di scadenza ben precisa.
Non ha risposto alla mia battuta, e certamente non avrebbe potuto.
Ma quella che per me era solo una battuta per far notare ad altri l’ipocrisia e la parzialità della loro visione, per i tecnici UE che hanno redatto il Libro Verde sulla modernizzazione del diritto del lavoro è un’idea perseguibile e da attuare. La ratio finale delle proposte contenute nel documento da loro elaborato, una sorta di bozza aperta a cui gli Stati membri potranno aggiungere osservazioni ed integrazioni fino alla fine del marzo 2007, è semplice quanto aberrante. I contratti di lavoro atipici, ci dicono in sintesi coloro che hanno redatto questa specie di canovaccio politico/economico, sono troppo diversi nella sostanza e nella forma dai contratti di lavoro per così dire tipici – anche se date le proporzioni attuali fra precarietà e stabilità lavorativa, propenderei per una inversione speculare dei due termini.
Quindi, ci dicono questi consulenti tecnici della UE, probabilmente ben remunerati data la estrema lucidità analitica che hanno dimostrato, bisogna fare in modo che le due posizioni comincino a convergere, si inizi, sostanzialmente, a ridurre questo enorme iato che crea tensioni sociali all’interno delle classi lavoratrici – ovviamente la visione contenuta nell’ultima proposizione è mia, i super consulenti dell’UE delle classi lavoratrici e delle loro tensioni non se ne importano molto. Il problema è semmai come fare ad avvicinare queste due posizioni lavorative. E siccome di rendere i contratti atipici del tutto simili a quelli tipici le aziende non ne vogliono nemmeno sentir parlare, i consulenti dell’apposito comitato UE, hanno pensato bene di avvicinare i lavoratori a tempo indeterminato alla condizione di diritto di quelli precari. Anche in questo caso è forte la resistenza che devo fare a me stesso per non lasciare corso all’imprecazione cui prima accennavo.
 Ora, so bene che la questione nelle mie parole è spinta al parossismo, so che molti mi diranno che nello stesso Libro Verde c’è una grossa parte dedicata alle misure di sicurezza in campo lavorativo, secondo il modello della “flexsecurity”, ma la misura culturale e sociale da cui muove la redazione di quel documento è chiara e lapalissiana. La stessa da cui muovono le cretinate che tutti i giorni sentiamo da Briatore e Montezemolo. Anche perché, io sono sicuramente fazioso in ciò che dico, ma provate a leggere il significato di queste dichiarazioni: “La ‘flexicurity’ – ha detto Emilio Gabaglio, membro del Comitato occupazione della Ue in un convegno sulle tematiche del Libro Verde organizzato dal Cnel – garantisce non tanto il posto di lavoro, ma l’occupazione lungo tutto l’arco della vita attiva, assicurando la transizione da lavoro a lavoro e da impresa a impresa e – ha sottolineato – la necessaria sicurezza in questa fase”.
Va bene il discorso della sicurezza. Ma è chiaro che con simili visioni l’idea di posto di lavoro a tempo indeterminato viene ad essere cancellata dal repertorio legislativo, se non addirittura dal vocabolario, di una ipotetica futura riforma del diritto del lavoro di respiro comunitario – non tanto ipotetica e futura, ahimè.
Più che un Libro, questo diventerebbe un Disco Verde dato alle imprese per scatenarsi contro i lavoratori e dar luogo alla barbarie tipica del capitalismo, che è quella di considerare il lavoro alla stregua della merce, gli uomini allo stesso modo delle altre variabili del processo produttivo.
A questo punto lancio una provocazione. Visto che un giorno sì e l’altro anche non c’è imprenditore che non si dichiari disposto a smettere di pagare le tasse, quando, spesso, concretamente non dà corso reale alle parole, perché non si sente rappresentato, cosa succederebbe se anche i lavoratori, che quasi sempre, nei fatti, non sono rappresentati, cominciassero a ragionare ed agire nello stesso modo. In sintesi, anche i lavoratori potrebbero far loro il mottono taxation without representation”, visto che sempre più a chi governa, sia a destra che a sinistra, piace il liberalismo.
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4 risposte a Libro verde sul lavoro o disco verde alla barbarie?

  1. loska scrive:

    noooooooooooo
    spe che me ripijo

    noooooooooooooooooooooo
    anvedi che c’è nella blogosfera!

    😀 incredibbbbbile amishi!

  2. loska scrive:

    noooooooooooo
    spe che me ripijo

    noooooooooooooooooooooo
    anvedi che c’è nella blogosfera!

    😀 incredibbbbbile amishi!

  3. anonimo scrive:

    Ciao,
    io concordo su molto di quanto affermi, per quanto, considerala una provocazione, non me l’aspettavo da un ex iscritto allo sdi che un giorno si e l’altro anche lancia accuse di estremismo alla sinistra che chiama radicale.
    Lo sdi è notoriamente a favore della flexsecurity, nei documenti presentati da boselli riguardo il mercato del lavoro si parla di integrare la legge biagi con ammortizzatori sociali, niente di piu.
    Certamente la cosa sarebbe gia un passo avanti.
    Ma il modello di società che vogliamo se deve essere un modello di società umana, cioè composta e vissuta da uomini, forse dovrebbe essere centrata sulla vita della persona, e non dell’impresa o del profitto.
    Chiaramente a mio avviso ciò non è possibile solo in una nazione: purtroppo i diritti o sono di tutti o non sono.
    Certamente l’assunzione di precari è “umanamente” corretta da parte della pubblica amministrazione che per prima dovrebbe dimostrare attenzione verso il cittadino (che non è come ormai pare, solo consumatore ma anche lavoratore).
    Tuttavia molti non hanno visto positivamente tale scelta sostanzialmente per due motivi:
    il primo è che c’è una disparità enorme tra chi lavora nel pubblico e chi lavora nel privato.
    questa disparità esiste sia a livello di protezione del posto di lavoro (determinato o indeterminato) sia a livello di stile e di qualità del lavoro e di paga media (reale, non necessariamente contrattuale) a parità di lavoro.
    La seconda è che i costi di tale assunzione in massa sono forzatamente a carico della collettività al cui interno ci sono anche i precari che invece non hanno alcuna tutela.
    Il mio non è il classico becero discorso “e io pago” però sono questioni di cui tener conto prima di effettuare una politica di quel genere senza effettuarne una di contrappeso.

    Un saluto cordiale
    Primadirettiva

  4. anonimo scrive:

    Ciao,
    io concordo su molto di quanto affermi, per quanto, considerala una provocazione, non me l’aspettavo da un ex iscritto allo sdi che un giorno si e l’altro anche lancia accuse di estremismo alla sinistra che chiama radicale.
    Lo sdi è notoriamente a favore della flexsecurity, nei documenti presentati da boselli riguardo il mercato del lavoro si parla di integrare la legge biagi con ammortizzatori sociali, niente di piu.
    Certamente la cosa sarebbe gia un passo avanti.
    Ma il modello di società che vogliamo se deve essere un modello di società umana, cioè composta e vissuta da uomini, forse dovrebbe essere centrata sulla vita della persona, e non dell’impresa o del profitto.
    Chiaramente a mio avviso ciò non è possibile solo in una nazione: purtroppo i diritti o sono di tutti o non sono.
    Certamente l’assunzione di precari è “umanamente” corretta da parte della pubblica amministrazione che per prima dovrebbe dimostrare attenzione verso il cittadino (che non è come ormai pare, solo consumatore ma anche lavoratore).
    Tuttavia molti non hanno visto positivamente tale scelta sostanzialmente per due motivi:
    il primo è che c’è una disparità enorme tra chi lavora nel pubblico e chi lavora nel privato.
    questa disparità esiste sia a livello di protezione del posto di lavoro (determinato o indeterminato) sia a livello di stile e di qualità del lavoro e di paga media (reale, non necessariamente contrattuale) a parità di lavoro.
    La seconda è che i costi di tale assunzione in massa sono forzatamente a carico della collettività al cui interno ci sono anche i precari che invece non hanno alcuna tutela.
    Il mio non è il classico becero discorso “e io pago” però sono questioni di cui tener conto prima di effettuare una politica di quel genere senza effettuarne una di contrappeso.

    Un saluto cordiale
    Primadirettiva

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