Non è “gianismo”, anzi: è coerenza

Noi siamo contrari ai contenuti della legge n. 30 e dei decreti legislativi n. 276 e 360 che moltiplicano le tipologie precarizzanti. Per noi la forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato”.
 
Salve a tutti,
quella che leggete sopra non è una citazione estrapolata da un volantino dei Cobas distribuito durante la manifestazione “Stop Precarietà Ora!” di sabato scorso a Roma. No, non è nemmeno un manifesto affisso sopra i tir dei Giovani Comunisti del Prc, né, ancora, uno striscione esposto dalla Fiom.
Tutt’altro, quelle tre righe sono contenute nelle 281 pagine del programma di governo per il quinquennio 2006-2011 che l’Unione ha sottoposto agli italiani e con il quale ha vinto le elezioni. Quando qualche esponente del centro sinistra (anche se per come agiscono, toglierei la parola sinistra) accusa di incoerenza i politici dell’Unione presenti alla manifestazione di sabato – per la cronaca erano in piazza i partiti politici di Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi e la corrente “Socialismo 2000” dei DS – dovrebbe andare a leggersi il programma che lui stesso ha sottoscritto e, grazie al quale, oggi, siede in Parlamento.
Soprattutto, l’accusa, ad esempio, che l’Udeur muove ai rappresentanti della sinistra in piazza sabato è di avallare una stridente dicotomia sottintesa nella definizione di “sinistra di lotta e di governo”. Ma, sbaglio, o la Politica è – o almeno lo è nell’età contemporanea – sempre di lotta e di governo, dove per lotta si intende il perseguire con forza e determinazione le proprie idee e per governo l’impegno a metterle in pratica. Il partito del Campanile, come il centro destra, fa un errore di valutazione non di poco conto. I politici che fanno capo a Mastella credono che non si possa scendere in piazza quando si sta al governo per chiedere a quello stesso governo di attuare delle scelte. Non ci vedo lo scandalo, se consideriamo che la manifestazione di piazza è uno degli strumenti tipici e caratteristici della Sinistra. Non è contro il governo che sono scesi in piazza alcuni rappresentanti dello stesso; ma è per dire a tutto il governo: “guardate che ci eravamo impegnati per risolvere questo problema. E tenete conto che per noi è un impegno inderogabile, per il quale siamo pronti a qualsiasi sacrificio. Chi vuole intendere, intenda”.
Ma capisco perché Mastella critica la manifestazione. Perché nei manifestanti vede il coraggio che nei suoi adepti ed in lui stesso non ha mai riscontrato. Già, perché quelli dell’Udeur – partito che rappresenta poco più dell’uno per cento, contro oltre il dieci detenuto dai partiti presenti sabato per le vie di Roma – sono abituati a “manifestare” contro il governo in modo diverso. Forti di ben 3, dico tre, senatori, decisivi con una maggioranza sì risicata, ricattano (si, si avete capito bene, “ricattano”) Prodi ad ogni piè sospinto: “o mi dai il Ministero alla Giustizia o noi ce ne andiamo; o mi fai passare l’indulto o noi ce ne andiamo; o mi dai quel sottosegretariato o me ne vado; eccetera, eccetera, eccetera”. Se per Mastella quella della piazza è l’incoerenza della sinistra, non vorrei che per lo stesso Clemente di Ceppaloni questo perenne e subdolo ricatto fosse la coerenza della tradizione democristiana.
E poi, di grazia, cosa c’è di sbagliato nel chiedere un po’ di certezze in più per il proprio futuro? Cosa c’è di male nel voler sapere prima se posso o non posso fare un figlio? Se sarò in grado di mantenerlo? Se potrò assisterlo quando si ammalerà? Se potrò garantirgli una casa dalla quale nessuno ci caccerà? Se potrò consentire anche a lui di progettare il proprio futuro in base alle sue inclinazioni, non al fatto che “se non rinnovano il contratto a papà non posso iscrivermi al secondo anno di Scienze Politiche”?
Viviamo in una Nazione dove si rischiano le crisi di governo perché non si trova la collocazione giusta per questo o quell’altro politico e nessuno grida allo scandalo, ma porca miseria si è pronti a preparare la gogna se qualche politico rischia di far fare una brutta figura all’esecutivo chiedendogli più impegno per chi non sa se lavorerà domani o se, assentandosi perché malato, troverà il suo posto di lavoro al rientro.
Chiedere al governo nazionale, anche al governo di cui si fa parte, di garantire una maggiore sicurezza del futuro a milioni di lavoratori non è “gianismo”; è coerenza. Coerenza con gli impegni presi, coerenza con le promesse di un futuro migliore, coerenza con l’essenza stessa dell’essere di “SINISTRA”. Le reazioni scomposte degli esponenti della maggioranza che hanno criticato la manifestazione di sabato hanno scoperto il vero vulnus della questione; che se si continua a dar retta alla Confindustria – anche quando critica le misure del governo, perché se Prodi lo criticano gli industriali va bene, se lo fanno i lavoratori è uno scandalo – andrà a finire che l’Unione, e il futuro Partito Democratico, soccomberanno e moriranno dove la Sinistra è nata e vive: nelle piazze e fra i lavoratori.
Questa voce è stata pubblicata in Uncategorized. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento