L’ossessione per il voto moderato è francamente inconcepibile

«Le elezioni si vincono allargando al centro?», chiede, per La Repubblica di ieri, Stefano Cappellini a Massimo D’Alema. «Trasecolo», risponde l’ex presidente del Consiglio. E spiega: «Questo dibattito lo trovo surreale. Dicono: dovete conquistare i moderati. Ma i moderati votano già per noi. O vogliamo sostenere che stanno con Salvini? Noi perdiamo nelle periferie. Questo discorso vecchio aveva un senso quando la sinistra rappresentava la classe operaia e doveva allargarsi verso il ceto medio. La società è cambiata ed è smarrita. Ha bisogno di messaggi forti, identitari».

Lucido e puntuale, in quell’intervista (che v’invito a leggere non in una prospettiva di politique politicienne, ma di visione politica complessiva e generale) D’Alema coglie un dato che dovrebbe essere già sotto gli occhi di tutti, fin dalla lettura della geografia urbana nella distribuzione del voto. E non da oggi. Invece, puntualmente è cose se fossimo all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, quando un partito di sinistra erede del Pci aveva bisogno di un’alleanza con i moderati e il centro di matrice democristiana per essere accredito negli ambienti che mai l’avrebbero votato. Non è così, non è più così da molto tempo. Con buona pace dei Calenda, il Pd già ora prende i voti a cui questi dicono di voler guardare: altrimenti, chi ha votato per il predecessore di Di Maio al Mise? Al contrario, sono i consensi radicali, tali perché muovono da esigenze che lo sono per loro stessa natura, a mancare.  

E sono questi, secondo il modesto parere di chi scrive, quelli a cui il Pd e le altre forze politiche dell’alveo del centro-sinistra dovrebbero guardare. Lo so, l’ho scritto altre volte e tante ancora probabilmente mi capiterà di farlo, eppure difficilmente ho offerto una soluzione per superare tali limiti, per andare oltre quello che vediamo accadere tutti i giorni, se non quella, come qualcuno ebbe modo di dire una volta dall’altra parte del mondo, di «camminare domandando» nel nostro procedere.

Lo so: è che però davvero questo è il problema e la sfida che si ha di fronte.

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