Da domani, che Europa sarà?

Quasi quasi, chissenefrega di Salvini. Oddio, il risultato in Italia è di una certa impressione e qui farà rumore per un bel po’, ma non credo che sposterà gli equilibri del continente il fatto che la Lega che fu padana manderà lì una pattuglia di una ventina di leghisti. Le politiche europee cambieranno, dopo il voto nei 28 Paesi? Ecco, credo sia questo il tema; no, sì e se sì, come? Per i popoli dell’Unione, saranno migliori o peggiori i giorni che verranno? Di quello che succederà nel Belpaese per i mutati rapporti fra i partiti, vedremo. La compagine di governo ha più o meno gli stessi voti che avevano un anno, pur se a proporzioni invertite fra i due partner, e dopotutto, probabilmente questo è quello che i nostri connazionali voglio: non tanto un governo che governi, ma un leader che indichi loro un nemico forestiero per la situazione locale.

Spaventato? Non proprio. Dieci anni fa, le forze di centrodestra che governavano il Paese superarono, nelle europee, il 50 per cento dei consensi, e l’anno successivo, Cota vinse in Piemonte e dal Monviso al Tarvisio, dovunque fu Legnano, nel senso della Lega. E poi, arrivò il 2011. Potrei anche ricordare il 40,8 di qualcuno alle europee del 2014, ma mi pregio d’essere «vergin di servo encomio/ e di codardo oltraggio», quindi sorvolo. Preoccupato, invece, lo sono. E molto. Per «lo stato presente dei costumi degli italiani», e per i risvolti che tutto ciò potrebbe comportare. Proprio perché ricordo cosa avvenne dopo quei successi e come andò a finire, quando si posò la polvere sui fasti mendaci degli altari di volta in volta eretti al di turno vincitore.

Non crollerà l’Unione europee, almeno non per mano dei Salvini e delle Le Pen. Potremmo però finire noi ai margini di questa, isolati da chi dell’isolazionismo ha una visione deformata, che per paura di dover condividere qualcosa con qualcuno, alla fine, rimane da solo, senza più nulla da mettere insieme, senza nessuno con cui poterlo fare. E non è detto che per il resto dell’Unione ciò debba per forza essere un male, ovviamente.

Ma che Europa sarà, da domani, alla luce dei risultati di questa tornata elettorale? In tutta sincerità, non ne ho idea. A guardarla così, so quello che mi augurerei: un’Europa più tedesca. Non senza nascondere una certa amarezza per il risultato socialdemocratico, ma con un po’ di speranza, viste anche le prime considerazioni tratte dai rappresentanti delle forze di sinistra, il fatto che quasi l’80 per cento dei consensi espressi tra il Reno e il Brandeburgo siano andati a forze di chiaro orientamento europeista, nel più popoloso e competitivo stato dell’Unione, mi tranquillizza non poco.

Al massimo (e non troppo scherzando), potrei render la visita agli antichi svevi.     

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