Siamo ricchi, evviva!

E noi che ci preoccupavamo tanto delle coperture finanziarie: evidentemente, c’erano e le hanno trovate. Tutto va bene, in questo tempo di magnifiche sorti e progressive, rese possibili dalla perizia e dal coraggio del «Governo del cambiamento» che, finalmente, ha definito e approvato la tanto attesa e auspicata «manovra del popolo». Dite che sono ingiustamente sarcastico e inutilmente divertito? E perché mai? Siamo ricchi, evviva! Non ci credete? Sbagliate, dovreste fidarvi; lo dicono quelli assisi a Palazzo Chigi, in cui la stragrande maggioranza degli italiani si identifica, almeno stando ai sondaggi.

In Italia, mette infatti nero su bianco l’Esecutivo nella nota di aggiornamento al Def, ci sono le risorse per dare 780 euro al mese a chi purtroppo non lavora, mandare la gente che lavora e ha lavorato in pensione con “quota 100”, quale somma fra età e anni di contributi versati, e condonare le evasioni e le pendenze col fisco fino a 100.000 euro. Certo, uno potrebbe obiettare a chi governa che, se ci sono i soldi per fare tutte insieme queste cose, dando ai nostri connazionali trattamenti più generosi, vantaggiosi o del tutto sconosciuti nel resto dell’Unione, l’euro e le politiche precedenti non hanno ridotto il Paese sul lastrico, come pure essi stessi per anni ci hanno spiegato. Ma lasciamo perdere; il dato importante è che i soldi, nell’Italia del 2018, ci sono e sono tanti. Meno male.

Ora, se pensate che io sia contrario a forme di sostegno ai disoccupati o a mandare la gente in pensione prima di quello che prevedono le attuali norme, sbagliate ancora. Io chiedo – anche cantando, come si faceva negli anni della mia gioventù – il «salario minimo garantito» da quando Di Maio era alle elementari (perché le ha fatte le elementari, giusto?) e sono contro l’innalzamento repentino dell’età “pernsionabile” dai tempi in cui la Lega, con Maroni, era al governo. Contro i condoni (ancor più se ipocritamente chiamati “pace”), invece, lo sono sempre stato, almeno dalla stagione in cui li faceva Berlusconi.

Perché è lì il problema, dal mio punto di vista. Per pagare quelle misure, io vorrei una patrimoniale. E vorrei pagare l’Imu sulla mia prima casa. E vorrei un’imposta di bollo doppia sulle giacenze medie superiori ai 50.000 euro, e tripla su quelle che superano i 100.000, conteggiate per codice fiscale dell’intestatario, così da non poter essere nascoste con una semplice frammentazione in conti diversi. E vorrei che i guadagni realizzati con i Bot fossero tassati un punto in più dell’aliquota più alta per i redditi da lavoro, cinque punti quelli fatti con azioni e altri strumenti finanziari. E questi soldi vorrei usarli per un piano di salvaguardia del territorio in cui impiegare parte dei disoccupati, per dare assegni di solidarietà più generosi dell’attuale Rei e per concedere, a chi ha lavorato per anni, il meritato trattamento di quiescenza, come dicono all’Inps.

L’attuale Governo, al contrario, intende mandare in pensione la gente prima (anche delle europee, per incassare il dividendo in voti delle sue speculazioni) e promettere un reddito per tutti, e per finanziare queste misure, vuol fare un po’ di cassa scontando quanto dovuto per le tasse ed emettendo altro debito, cioè caricandone i costi sulle spalle di quelli delle generazioni più giovani e di quelle future.

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