Se volete fare la rivoluzione, va bene; ma non penserete mica di farla gratis?

Su queste pagine non è che si sia proprio dei difensori del libero mercato, delle banche, della finanza e degli scambi in borsa, diciamo. Però, che mi piacciano o meno, quelli esistono. E ci si deve fare i conti comunque, anche se, per ipotesi, li si volesse del tutto abbattere e cancellare dalla faccia della terra, perché essendoci ed essendo vivi, lotterebbero per non farsi sconfiggere. Dire questo, in un mondo semplificato ad uso tweet, espone al passaggio delle armi del «venduto a Soros», me ne rendo conto; ma rimane un fatto.

Così come è un fatto che noi, sistema-Paese, in quest’epoca storica nella quale viviamo, dobbiamo chiedere agli investitori privati i soldi per far girare l’intera baracca. Per questo, si può legittimamente chiudere al dialogo con i padroni del denaro, minacciando di nazionalizzare tutto, di uscire dalle convenzioni economiche internazionali, di abbandonare addirittura la moneta comune europea, però non ci si può poi stupire che questi si tengano alla larga dalle contemporanee o successive richieste di soldi (che quello sono le emissioni di titoli di Stato). Allora questo sistema è immutabile? Quando mai; lo si può cambiare, ma il farlo avrà dei costi. Si può anche fare la rivoluzione. Quello che non si può pensare che avvenga è che, nel farla, quanti da essa avrebbero da perdere non tentino di opporsi. E non lo facciano con tutte le armi a disposizione. Vuoi far fuori Macron e Merkel e i loro, a tuo dire, gruppi finanziari di riferimento e sostegno? Bene, fallo. Poi questi ultimi non li vedrai correre a comprare i tuoi Bot, e ti toccherà trovare altri acquirenti, per finanziare i 400 miliardi di euro che il prossimo anno emetterai. Sempre che tu non ne abbia già individuati altri o che, nel cassetto, non abbia un piano per passare all’autarchia in un fine settimana.

E lo so che è un ricatto, quello di quanti possono dire: «o fai come dico io, o niente soldi miei». Ma è così. Ci si può ribellare, certo, ma non gratuitamente. Siete, siamo, disposti realmente a pagare l’eventuale costo di una rottura nelle forme e nelle dimensioni di quella minacciata dai governanti che vi siete, e ci avete, scelto? E in cambio di cosa? Perché io, sacrifici per l’ideale del socialismo realizzato nella prospettiva internazionale, ne farei pure più di uno. Ma rischiare di far finire gambe all’aria l’Italia perché Salvini ne possa essere il leader, non è che mi susciti tutto questo entusiasmo.

A voi?

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