«Nulla io vedo che non sia perfetto»

Per qualche giorno non ho seguito le vicende della quotidianità elettorale permanente di questo nostro amato Paese. Il tg guardato l’altra sera mi ha subito risvegliato dal torpore, quasi incolpandomene. E per farmi scontare il fio della dimenticanza, la tv mi ha riproposto il video di Berlusconi che da Vespa firmava il contratto con gli italiani. O almeno, era quello che io ho creduto che fosse.

Controllando che non stessi guardano Blob, mi è sorto il dubbio che quel Berlusconi non fosse lo stesso dei miei vent’anni. Purtroppo, la conferma è arrivata: e niente, ha di nuovo rifatto la scenetta nello studio del gran ciambellano del servizio pubblico radiotelevisivo. Sfogliando le virtuali (e non sempre virtuose, anzi) pagine dell’internet, mi sono poi imbattuto nella notizia della migliore rilevazione sullo stato di salute del Pil italico dal 2010 (La Repubblica, nel senso del giornale, esulta) e delle vicende penose di buchi, ammanchi e rendicontazioni generati dal M5S e nella sua – insensata – gara a chi restituisce di più degli emolumenti che riceve (La Repubblica, sempre il giornale, esulta). Con le parole del Quo vadis? di Sienkiewicz, «nulla io vedo che non sia perfetto». Per il Pd e Renzi, intendo. Berlusconi ripete una pièce che ha stancato notevolmente, condannandosi al ridicolo; Di Maio s’infila nel più inestricabile dei panegirici per uscire da un buco in cui da soli, per quel particolare disprezzo ostentato dei soldi che è solo bramosia mal nascosta, si son cacciati; l’economia va a vele spiegate come da anni non si vedevano: smettete, quindi, cari amici, quelle maschere tristi che invocano un «voto utile», che sempre par richiesta interessata, e volate verso i fasti e gli allori che di certo, la storia e il giusto riconoscimento per le cose fatte, hanno in serbo per voi.

A meno che non siate voi stessi a temere che non sia vero il racconto che della realtà ne fate. Nel qual caso, ma solo per ipotesi e in tutta amicizia, vi consiglierei comunque di far cessare il mantra dell’utilità dei consensi nei vostri confronti. Vedete, io non credo ai sondaggi, ma a quel che sento e a quanto leggo, non siete proprio voi quelli che potrebbero contendere la vittoria al centrodestra e non è dai grillini che potrebbe arrivare il principale periglio. Colpendoli, al contrario, potreste rischiare di favorire il vecchio caimano.

Come spiegava infatti ieri per Il Corriere della Sera Marco Castelnuovo, nei collegi in cui i cinquestelle sono più competitivi, a tallonarli non c’è il Pd, ma Forza Italia e alleati. Siccome ritengo improbabile che quanti si siano decisi per la creatura di Grillo, misurando di questa l’inconsistenza, si spostino verso il partito di Renzi, ma vedo più probabile una loro rinuncia a correre alle urne, di un loro indebolimento potrebbero far buon gioco proprio Berlusconi & C., magari arrivando vicini a quella maggioranza necessaria per l’autosufficienza parlamentare.

Insomma, se qualcuno nel Pd vuole avere una chance di risistemarsi nei posti di comando governativi fosse pur solo in larga e curiosa coalizione, e sappiamo in quanti e quanto vi anelino, sarebbe precisamente attraverso una crescita dei grillini che dovrebbe passare, per impedire al promettitore seriale di ogni balocco di dar le carte da solo nella prossima stagione politica.

Stagione che si prospetta peggiore di questa che si chiude, certo, ma tant’è.

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