I tuoi passi sorpresi su selciati e per strade
che già conobbero i miei primi, con la stessa
insicurezza e immagino la medesima gioia
nello scoprire a ogni slancio angoli nuovi.
Profili di monti e aperti paesaggi che saprei
tracciare a memoria chiudendo gli occhi
si aprono ora ai tuoi e si lascian conoscere
come un mondo tutto da farsi nella mente.
Curve che han fatto e segnato il mio pensiero
cullano adesso il tuo dormire, fra schiere
di querce e monachicchi curiosi che so spiarci.
Vorrei indicarti il nibbio che volteggia su noi,
la faina che ci taglia la strada, una volpe,
ma stai dormendo, potrò raccontartelo poi.
E credo che esser padre, in fondo, sia questo.