Per quanto noi ci crediamo assolti

Che un’impresa che non riconosca i sindacati possa lecitamente operare nel nostro Paese è già di per sé un affronto incredibile a tutto quello che sempre, da che siamo repubblica, abbiamo professato e scritto nelle nostre leggi. Che arrivi anche a minacciare ritorsioni verso chi dovesse aderire a uno sciopero legittimamente proclamato va al di là di quello che persino i peggiori detrattori del capitalismo di rapina pensavano possibile. Però, accade.

Lo fa Ryanair, mettendo nero su bianco le sue minacce inaudite, tanto che persino un tutt’altro che trinariciuto Calenda ha sentito il dovere di definirle «indegne». Ma lo fanno, in varie forme e diversi modi, tanti altri. Così come applicano misure di lavoro insostenibili i colossi delle vendite on-line, licenziano il personale con figli malati le multinazionali del mobile economico, pongono sul tavolo delle trattative la pistola della chiusura degli impianti e della fine degli investimenti le aziende automobilistiche che una volta si dicevano italiane e decretano d’urgenza sull’essenzialità del servizi di apertura dei musei per rispondere a un’assemblea sindacale i governi che si vorrebbero di sinistra. Eppure, noi tutti non possiamo dirci assolti. Nessuno di noi lo è, come ne La canzone del maggio, saremo per sempre coinvolti; quando voleremo ancora a costi contenuti, quando compreremo su internet i regali di Natale, quando ci farà comodo quel divano a pochi euro, quando ci lamenteremo che la pinacoteca sia chiusa perché i lavoratori scioperano dopo anni di attesa d’un rinnovo contrattuale.

Dopotutto, lo sapevamo: che ci aspettasse la barbarie alla fine di quella cosa che chiamavamo «coscienza di classe», ce lo avevano detto. Non lo abbiamo voluto ascoltare, perché ci faceva piacere credere che così non fosse o forse, realmente, perché credevamo ci convenisse avere prodotti scontati e negozi, in rete e per strada, aperti tutti i giorni a qualunque ora.

Non era e non è così, non c’è mai un pasto gratis; pure questo sapevamo.

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3 risposte a Per quanto noi ci crediamo assolti

  1. Giovanna scrive:

    Nell’elenco dei misfatti hai tralasciato l’impunita’ del manager che pubblico che durante un incontro con gli studenti di un prestigioso ateneo svela il metodo infallibile per eliminare il dissenso da qualsiasi struttura organizzativa: individuare le cellule da cui promana e, alla prima occasione, colpire in modo esemplare. Siccome alle persone non piace soffrire, tutti gli altri imparano all’istante a non lamentarsi piu’ di nulla. Lezioncina circolata in rete conclusa con un compiaciuto :”Facile!” cui sono seguite le prese di distanza del diretto interessato che si autoproclamava “frainteso” ma nessuno di noi si chiede come sia finita, se quello e’ sempre li’ pagato allo stesso modo e se nessuno abbia indagato per individuare e soccorrere gli “esemplarmente colpiti” nelle strutture da lui dirette ossia negli enti pubblici e affini.

  2. Fabrizio scrive:

    consulente della prassi cavallina….

  3. Italiote scrive:

    Se non erro l’art. 28 dello statuto dei lavoratori (L300/70) concede agli organismi sindacali la possibilità di ricorrere per salvaguardare l’esercizio della libertà e della attività sindacale e del diritto di sciopero: mi chiedo quale testata si sia interessata di intervistare potenziali ricorrenti per rendere noto se un ricorso sia stato presentato ed in tal caso quale esito avrà.

    Il _racconto_ che i principi del nostro ordinamento, menzionati in alcune dichiarazioni parecchio notiziabili, vengano messi in pratica potrebbe risultare pedagogico.

    PS: Il comportamento collettivo ha delle conseguenze ed in campo economico può anche portare alla contrazione degli acquisti ed il conseguente l’adeguamento delle varie aziende al calo della domanda ma non è un caso che con lo sciopero si agisca invece sull’offerta lasciando la domanda potenziale inalterata.

    Quanto possano essere efficaci gli scioperi dipende poi da fattori che non sempre svantaggiano nella stessa misura i lavoratori dei vari settori: A considerare la mappa dei diritti dei lavoratori i trattati di libero scambio potrebbero esserne uno.

    La situazione è molto complessa e certo non si può sperare di far “funzionare” l’autarchia economica (senza il timore di “guerre doganali”) quando parte dell’occupazione è rivolta a sostenere la domanda dell’export e né avere la pretesa di poter surrogare ogni tipo di prodotto irrinunciabile (coperto da brevetti).

    https://it.wikipedia.org/wiki/Sinistra_storica#Il_protezionismo

    Il “giusto equilibrio” purtroppo è ostico da descrivere ed ancora più difficile da realizzare.

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