Bene; quindi?

«Complici le prossime elezioni, la scia giudiziaria degli scandali bancari e la voglia di non essere scavalcato dai Cinque Stelle, il Pd ha deciso di smarcarsi in extremis. Mossa maldestra che fa emergere un contrasto latente tra premier e segretario dem; ma anche tra Renzi e Quirinale. Il sospetto è che il Pd si sia avventurato su questa strada perché teme che scandali come quello di Banca Etruria, che ha coinvolto il padre dell’ex ministra, oggi sottosegretaria Maria Elena Boschi, possano danneggiarlo ulteriormente. Il saldo del blitz tentato, però somiglia tanto a un autogol». Massimo Franco, Il Corriere della Sera, ieri.

E ancora, Massimo Giannini, La Repubblica, sempre ieri: «la mossa del Pd contro Ignazio Visco non ha precedenti nella storia repubblicana. In una settimana la principale forza della maggioranza impone al Parlamento prima un voto di fiducia sulla legge elettorale, ora una “mozione di sfiducia” contro il governatore della Banca d’Italia. Due “atti di forza” che rasentano quasi l’abuso di potere. E che sollevano seri dubbi sulla natura di un partito che si propone agli italiani come architrave del sistema politico-istituzionale. Nessuno si meraviglierebbe se il testo approvato alla Camera portasse la firma di Brunetta o Di Battista. Per toni e argomenti, quel documento è in linea con le posizioni oltranziste di Forza Italia o con quelle giustizialiste dei Cinque Stelle. […] C’è da chiedersi quanto sia credibile questo Pd renziano “di lotta e di governo”, che finisce per recitare troppe parti in commedia. Come fai a chiedere la testa del governatore “che non ha vigilato”, quando hai nell’armadio lo scheletro di Banca Etruria e di papà Pierluigi Boschi? Come fai a contestare il rigore morale e amministrativo di Via Nazionale, quando hai tenuto per mesi e mesi come consulente a Palazzo Chigi il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, che stava indagando proprio sui misfatti di Banca Etruria? Può anche darsi che Ignazio Visco non meriti la riconferma. Ma se non la meritasse lui, dovrebbe essere rimosso l’intero direttorio. E comunque, in piena campagna elettorale, tutto questo non lo può stabilire una mozione parlamentare voluta e votata da un partito che pretende di essere “l’unico argine al populismo”, e che invece finisce per cavalcarne l’onda insieme a Berlusconi e Grillo. Se fosse ancora vivo, un grande governatore del passato come Guido Carli non avrebbe avuto dubbi: li avrebbe chiamati “atti sediziosi”». Quello che scrivono il notista di via Solferino e la firma del quotidiano fondato da Scalfari (per tacere delle parole di esponenti politici d’area, da Veltroni a Napolitano, solo per citare i più rumorosi) è peggio di quanto del Pd in questi messi hanno detto le più agguerrite opposizioni e i più duri fra i giornali critici nei suoi confronti. La domanda che verrebbe da fare a entrambi la mutuo da un modo di dire d’un caro amico in circostanze simili: quindi?

No, perché l’una e l’altra testata, nei mesi e negli anni passati, non solo non hanno contestato nulla di quanto facesse, ma ne hanno addirittura sostenuto l’azione e, quando necessario, spiegato l’urgenza e la necessità di un voto in suo favore. Eppure, il Pd che io ho visto non è differente da quello che solamente oggi loro scoprono. Bene, dicevo, meglio tardi che mai. Quindi, che si fa? Si traggono le conseguenze logiche di quello che si ipotizza, o alcune cose le si dice perché, parlando di certi ambienti e determinati contesti, fa fine e non impegna? Delle due, l’una: o abbiamo al governo la più populistica delle forze politiche, e allora altro che argine, o dobbiamo fermare l’avanzata di quella demagogia pericolosa per il sistema democratico e i suoi contrappesi e le sue autonomie. Ma a questo punto, gli stessi ambienti che questa tesi spiegano, non possono, come se niente fosse, usare quei toni. Perché altrimenti, il rischio, è che tutto si banalizzi e venga annullato sul piano delle cose che si dicono così, tanto per dire.

Precisazione non richiesta. No, non intendo difendere Visco. Sinceramente, della sua riconferma o meno non m’interessa affatto. Così come, immagino, non volessero e non vogliano farlo nemmeno Franco o Giannini. Quello che in questa vicenda ha stupito è la totale irritualità. I partiti sempre han fatto pesare la loro opinione su una questione che, nominalmente, era ed è tutta istituzionale, fra Governo e Presidenza della Repubblica, ma mai con un atto parlamentare in cui far valere i numeri. È una sgrammaticatura evidente sul piano della forma, al di là dei contenuti. Ma si sa, la grammatica, anche quella politica, s’impara nelle scuole, e la classe dirigente che abbiamo ha tutt’al più superato le selezioni per quel talent show a cui è stata ridotta la funzione della rappresentanza e la pratica della gestione della cosa pubblica. Il resto, è conseguenza.

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3 risposte a Bene; quindi?

  1. Fabrizio scrive:

    Banca d’Italia della Repubblica Italiana, trasformatore permanente….

  2. Fabrizio scrive:

    Gestione e Controllo del principio di autodeterminazione del popolo repubblica italiana….

  3. Fabrizio scrive:

    Gestione e Controllo capitale demanio , suolo/sottosuolo-acqua-aria, pubblico della Repubblica Italiana….
    R&S ,sostenibilita’ ambientale , sostenibilita’ sociale
    R&S, redistribuzione ricchezza, minimo reddito garantito (votato dal parlamento europeo)….

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