Il viceministro degli Esteri ha ragione. Ma gli altri, dove sono?

In una stagione in cui la sinistra rincorre le parole della destra e Salvini e la Meloni sono contenti delle prese di posizione del Pd sui (ma sarebbe meglio dire «contro») i migranti e nei confronti delle organizzazioni non governative, ree, parole di importante e non smentito dirigente dem, di avere una posizione ideologica improntata al salvataggio di tutte le vite umane possibili, qualche voce di buon senso ancora si leva. Persino là dove si vuole quello che avviene.

Non dice nulla di sbagliato, per partire da altre sedi, monsignor Giancarlo Perego, vescovo di Ferrara, quando ricorda che il senso del lavoro delle Ong è proprio quello di non avere armi laddove operano, e quindi pure sulle navi. E ha ragione Delrio, perché non è vero che «son tutti uguali», nello spiegare che non poteva fare diversamente la Guardia costiera che trasbordare sulle proprie unità i migranti e farli attraccare nel porto più vicino. L’alternativa quale avrebbe dovuto essere, rimetterli sui barconi? Lasciarli in mare? O rispedirli nei luoghi da cui stavano scappando? Perché in questo, dice bene il numero due della Farnesina, Mario Giro: «Le nostre navi continueranno a raccogliere i migranti. Sarebbe auspicabile, anche quelli ospitati da imbarcazioni bloccate dalla Guardia costiera libica, quando le nostre imbarcazioni siano in condizione di poterlo fare. Perché riportarli in Libia, in questo momento, vuol dire riportarli all’inferno». Ecco, ricordiamocene, prima di inseguire o tentare di superare i rigurgiti rabbiosi dei Gasparri e dei Calderoli.

Quello che mi stupisce, però, è il fatto che queste voci non si levino dal lato che io considererei a me più vicino nella compagine di governo o nella società civile a essa più prossima (volutamente escludo da questo ragionamento quelle forze politiche, sociali e civili che apertamente si oppongono alla maggioranza, sebbene da tempo le stesse denuncino la deriva securitaria e reazionaria in molte delle politiche dell’esecutivo). Va bene quello che monsignor Pergo, il viceministro Giro o il ministro Delrio dicono e fanno. Ma qualcuno ha notizie degli intellettuali sempre pronti a far girotondi e incollare post-it quando a Palazzo Chigi sedeva Berlusconi? Sa dove siano finite le schiere piddine leste a scendere in piazza contro le esternazioni dell’ultimo dei leghisti, non dissimili da quelle che oggi fanno proprie donne e uomini del loro partito? Ha idea di che sorte sia toccata alla sinistra ex comunista che dell’internazionalismo faceva bandiera e ora si trova a esser guidata da esponenti votatisi alla difesa della «razza»?

Così, per sapere.

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