«La battaglia si combatte dall’interno». Capisco; ma contro chi?

Quante volte l’avete sentita quella frase? Tante, ne sono sicuro. «Uscire dal partito è un errore», spiegano da tempo quelli che rimangono dentro il Pd pur condannando molte delle decisioni politiche che questo prende, «la battagli si combatte dall’interno». Già, dall’interno. Un punto di vista, e lo dico sinceramente, che capisco. Quello che invece mi sfugge è contro chi questa battaglia debba essere combattuta.

L’altro giorno ho letto un post di Cuperlo, uno che sulla tesi del lottare da dentro ha scritto e detto innumerevoli parole, che mi ha messo tanta tristezza. Parlando della direzione del Pd, spiegava: «Sono invitato ma senza diritto di parola. Allora adesso ascolto e poi stasera o domani metterò qui sopra le cose che avrei detto. Sarà il secondo Gronchi Rosa del mese e sarà bene per l’ennesima volta che vi risparmiate ironie a buon mercato». Io, se lo conoscessi, magari a Gianni potrei anche voler bene, ecco perché gli risparmio quella scontata ironia che spesso piega verso uno sprezzante sarcasmo. Ma vorrei chiedergli, sinceramente: contro chi pensi di dover combattere dentro il tuo partito? Perché la base del Pd ha scelto, e in maniera quasi plebiscitaria, Renzi. Come pensi di poter dar battaglia a lui e non, contemporaneamente, a tutti quelli che lo hanno votato? E che senso ha stare in un partito dove ti tocca contrastare il volere della quasi totalità dei suoi militanti ed elettori? No, non sto chiedendo a Cuperlo, a Orlando o ad altri di uscire; sto domando con quali gambe credono di far camminare le idee che hanno, se quasi tutte quelle che stanno loro intorno vogliono muoversi in altro senso.

E ripeto, Cuperlo mi è molto simpatico, al di là delle posizioni politiche; uno che usa le parole di Rilke per la scenografia d’un congresso deve per forza essere una persona gentile. Ecco perché gli pagherei volentieri un cordiale, magari ai tavolini del Caffè degli Specchi (che lui dovrebbe sapere dov’è) solo per domandargli, guardandoci negli occhi e rendendomi conto che, in fin dei conti, nessuno ha vinto: come siamo arrivati a questo punto, noi andati sotto i vostri occhi presi da un’effimera vittoria, voi battuti adesso, nell’indifferenza del nostro sguardo?

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