Non importa nulla a nessuno

Elisabeth, vent’anni, Francesca, otto, e Angelica, appena quattro. Sono morte bruciando in un camper parcheggiato nel piazzale d’un supermercato a Centocelle, periferia est di Roma, lungo la Prenestina. Arse vive perché qualcuno ha lanciato contro il veicolo in cui dormivano una bottiglia incendiaria contenente della benzina.

Perché? Quello del gesto, lo chiarirà, mi auguro, l’inchiesta. Quello del fatto, se fossimo capaci di confrontarci con i nostri spettri e fare i conti con le reciproche paure, lo sapremmo già. Le tre sorelle rom, come si dice in questi casi, avevano tutta la vita davanti. Certo. Ma quale vita? Dove e come? Sono morte tutte e tre perché di loro e della loro numerosa famiglia non importa nulla a nessuno.

È per quell’indifferenza che nessuno si è sentito in dovere di intervenire dinanzi lo spettacolo triste e miserrimo di un padre, una madre e undici figli costretti fra quattro lamiere. È il medesimo distacco dalle sorti di quegli ultimi che non fa intervenire nessuno quando tutti assistono a scene di indicibile degrado lì dove vivono, coperte da scandali indignati o esibite per inqualificabili fini politici e con squallido sprezzo segregazionistico.

Ed è quella freddezza un razzismo assai peggiore.

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