Giudice, fino a che punto è ancora notte?

«Gli emendamenti dei democratici hanno comunque ampliato la possibilità di ricorrere all’uso delle armi da parte della vittima. Il primo emendamento, infatti, prevede che per la vittima di un’aggressione la reazione è considerata legittima difesa, quindi anche possibile con le armi, quando si verifica “di notte”, con “violenza sulle persone o sulle cose”. Il secondo, invece, precisa l’esclusione della colpa di chi reagisce “in situazioni di pericolo attuale per la vita, per l’integrità fisica, per la libertà personale o sessuale”. Infine, nel caso in cui chi ha esercitato la legittima difesa sia stato indagato ma venga assolto, tutte le spese processuali e i compensi degli avvocati saranno a carico dello Stato. Un onere per l’erario stimato in 295.200 euro a decorrere dal 2017».

La sintesi che Monica Rubino ne fa per l’edizione online de La Repubblica spiega i punti salienti della legge sulla legittima difesa per ora passata alla Camera e in attesa di approvazione dal Senato. Un punto oscuro, però, rimane (e credo che «oscuro» sia l’aggettivo giusto): a che punto del giorno si situa la notte. Cioè, la legge dice che di notte si possono fare delle cose che altrimenti, col favore della luce del dì, sarebbero reato. E non sta parlando di pratiche comunque lasciate ai segreti inviolabili delle alcove, ma di sparare addosso a qualcuno che ha violato i sacri limiti della domus. Di notte, ovviamente. Ora, mi chiedo, le 5,13 sono notte o dì? No, perché d’inverno, a quell’ora che volge al mattino, è buio pesto, d’estate, invece, potrebbe già essere considerata il farsi chiaro dell’alba. E poi, ci saranno differenziazioni in relazione alla coordinate geografiche? Tipo che lo stesso colpo di pistola potrebbe essere considerato mattutino nella levantina Leuca ma ancora antelucano nell’occidentalissima Bardonecchia?

Sì, lo so: l’argomento è maledettamente grave che mal si presta all’ironia. Però non è serio il modo in cui lo si sta affrontando. La forza politica che più di tutte dice di volersi opporre alle ragioni della demagogia e alle spinte irrazionali del sentito dire, si piega come un fuscello all’egemonia culturale delle più retrive pulsioni di pancia fattesi discorso politico. Per qualche voto in più (e credo ci stia tutto il riferimento western) si asseconda una deriva che fa della paura leva per il pubblico dibattito, al di là della realtà e in disprezzo delle cose per quelle che sono. Infine, la cialtroneria dimostrata dagli stessi che l’hanno approvata e che, due minuti dopo, la rinnegavano, assicurando di volerla cambiare al Senato — sì, lo stesso che volevano abolire, ovvio — magari togliendo quel riferimento alla notte, ché questa è casa mia, e qui sparo io, quando e come voglio.

A questo punto, per una Glock 17, grazie.

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