E se invece evitassimo di lasciar sole Scozia e Irlanda del Nord?

Non saprei dire se per fare una battuta simpatica o perché realmente indispettito dai continui e continuativi interventi a gamba tesa del presidente degli Stati Uniti, Juncker ha detto che, qualora questi non la smettesse, lui potrebbe farsi promotore dell’indipendenza dell’Ohio e del Texas. Certo, fa ridere meno di quanto sia praticabile, però segna un punto: spiega che non è detto che l’Ue debba per forza accettare tutto passivamente, che si tratti delle decisioni di un popolo sovrano di una delle nazioni che la compongono o di un leader di un’altra che, geopoliticamente e commercialmente, le si opponga.

Quindi, se le parole del presidente della Commissione europea sono ammissibili sul piano di una logica non rinunciataria “a prescindere”, allora perché non provare a capire come possano essere tradotte in realtà con dinamiche meno improbabili. Cioè, se dire di volersi far promotori dell’indipendenza dell’Ohio o del Texas è ovviamente un motto di spirito, evitare di lasciar sole Scozia e Irlanda del Nord nella loro dialettica con l’Inghilterra e all’interno del Regno Unito potrebbe essere qualcosa di più consistente sotto il profilo dei rapporti fra gli Stati. Per dirla diversamente, se Londra non s’è preoccupata dell’unità europea, perché Bruxelles dovrebbe curarsi di quella britannica? E poi, se Belfast ed Edimburgo davvero decidessero di voler rimanere europei, dovremmo cacciarli noi? Dovremmo obbligarli a seguire un destino che noi stessi giudichiamo sbagliato e dannoso?

Lo so, lo so: mi potreste obiettare che così si darebbe la stura a tanti altri movimenti indipendentisti, dai catalani ai valloni e fino ai veneti o ai corsi. Sì, può succedere; e quindi? Se la cornice unitaria europea rimane fissa, che cambia? Se bisogna cedere sovranità a livello nazionale per darla agli organismi comuni continentali, davvero dovremmo impiccarci alle idee e ai confini definiti fra il Congresso di Vienna e al fine del secondo conflitto mondiale? Se siamo tutti convintamente europei ed europeisti, prima o poi dovremo pur superare questo scoglio culturale dell’unitarietà indivisibile dello Stato-nazione, o no?

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