Le ali tarpate

Ricordate Berlusconi che annunciava «una cordata italiana» per risolvere i problemi di Alitalia «in pochi giorni» dal suo reinsediamento alla guida del Paese e grazie al suo impegno? Già, si era nel 2008. E Renzi, meno di due anni fa, mentre con il solito eloquio da trasmissione preserale annunciava ai dipendenti della compagnia di bandiera «allacciatevi le cinture, l’Italia decolla»? Bene, com’è andata a finire?

È andata a finire che oggi, marzo 2017, il ministro dello Sviluppo economico Calenda e quello delle Infrastrutture Delrio definiscono «molto critica» la situazione di Alitalia, i sindacati sono fortemente preoccupati e i dipendenti, fra scioperi e mobilitazioni, hanno davvero paura per un piano industriale che annuncia più di duemila esuberi e forti riduzioni di stipendio per quelli che rimarranno. E io, con loro, temo che le chiacchiere, perché solamente tali sono state, di questi anni intorno alla situazione che si andava definendo abbiano avuto il solo effetto di peggiorarla e portarla a un punto da cui sarà realmente difficile risalire.

Perché la politica dovrebbe ambire alla serietà, mentre i ciarlieri politici che si sono succeduti hanno puntato al consenso, agli applausi, ai lustrini e ai riflettori che nascondevano il vero (a proposito, ricordate lo slogan «la serietà al governo»? Era di un certo Prodi che, prima che tutto questo accadesse, consigliava vivamente di accettare la soluzione con i francesi di Air France. La storia non si fa con i “se”, certo, e non sapremmo cosa sarebbe successo in quell’ipotesi; però sappiamo cosa è accaduto non seguendola).

Dicevo, la politica dovrebbe puntare alla serietà, non cercare solamente il consenso facile. Altrimenti, gli esiti sono quelli che stiamo commentando in questi anni, con i problemi sempre lì sul tavolo delle discussioni e i fomentatori della lotta al sistema, che se non han soluzioni, almeno possono “farla pagare” a quanti avevano garantito di averne, pronti a incassare il dividendo della disillusione.

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