Della tronfia vacuità d’una retorica vaga

Lo ripeto solamente per non essere accusato di preoccuparmi delle questioni di altri, ma davvero del congresso del Pd mi può interessare quanto di una sfida fra un Renzi qualsiasi, un renziano della prima ora e un ministro del suo governo. Delle sue dinamiche quali aspetti del racconto politico della stagione che stiamo vivendo e dei costumi nei quali avviene, invece, m’interessa. Come discorso intorno alle cose che accadono, precisamente. Prendiamo la riunione dei leopoldini in gita a Torino. In quella sede, si è mostrata in tutta la sua vaghezza una retorica piana e senza acuti, tanto tronfia di sé quanto vacua di contenuti. E se pensate che non possa ergermi a novello Schopenhauer e permettermi simili caustici giudizi, avete ragione; d’altronde, però, su quel palco di Fichte e Schelling non ne ho scorti, figuriamoci degli Hegel.

Per tornare alle misure del presente (non ho scritto «miserie»), il ministro Martina, in un’intervista a la Repubblica, ha spiegato che si sono ritrovati al Lingotto «per un Pd capace di guardare al futuro. Per un partito delle nuove generazioni, che offra una prospettiva forte al Paese. Anzi, il partito del Paese, che si assume la responsabilità della sua funzione nazionale». Ecco, a proposito di quello che si diceva. Si può pensare a un partito che non voglia guardare al futuro? Che intenda offrire una prospettiva debole alla nazione che si candida a guidare? Non sono forse Paese anche quanti non aderiscono a quel partito, che anzi lo avversano e cercano di sconfiggerlo alle elezioni?

Mai, nelle parole delle classi dirigenti, absit iniura verbis, si coglie lo sforzo, e pure il coraggio, di dire semplicemente che un partito è, appunto, solo una parte e che, pertanto, tutto il racconto della coincidenza assoluta e totale fra i suoi interessi e quelli del tutto è prosaicamente falsa. Lo so, magari costa fatica, bisogna esser capaci poi di spiegare perché è giusto, o almeno lo è di più, quello che si dice sapendo che è parziale, è necessario farsi, se non dei nemici, almeno degli avversari potenti e veri, è probabile che non si vinca e che si sia costretti a dibattersi nella polvere per affermare un principio mentre se ne potrebbero sposare altri comodamente assisi sugli altari del gradimento, ma è la politica.

Già, questa sconosciuta.

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