Un partito, appunto, è una parte; non lo si confonda con il tutto

Domenica ci sarà l’assemblea nazionale del Pd, domani dovrebbero riunirsi le minoranze potenzialmente “scissioniste”, i pontieri sono a lavoro, Orlando tenta la carta della “conferenza programmatica”, i Gd si vestono da “caschi blu”, Franceschini, as usual, media; certo, è «tutto molto interessante», per riprendere il refrain di una hit onnipresente nelle radio in questa stagione. Però, in quasi tutte le analisi che da quel campo vengono sulla questione, leggo sempre una confusione di fondo: quella di scambiare una parte, cosa che è un partito, con il tutto, com’è l’interesse nazionale generale.

«Guardo con grande angoscia», prendendo quale esempio di questo approccio le parole di Piero Fassino nell’intervista rilasciata ieri a Il Messaggero, «a quanto sta succedendo. Si sta mettendo a repentaglio non solo il futuro del Pd, ma del Paese, visto che il Pd è l’asse centrale su cui ruotano maggioranza e governo, con le destre e il M5S che non sono credibili, non hanno una proposta seria di governo del Paese. Se non la smettiamo di dividerci e azzuffarci su questioni per giunta che non interessano gli elettori, rischiamo di consegnare il Paese a queste destre». Ora, capisco che possa apparire strano per un militante dem, ma pure quelli che non sono del Pd sono “Paese”. E quindi potrebbero chiedersi perché mai «il futuro del Paese» debba per forza coincidere con la loro permanenza in minoranza? Chi lo dice? Piaccia o meno (e a me non piacciono affatto), anche loro partecipano al gioco democratico: perché sarebbe pregiudizialmente un danno a tutta la nazione la sconfitta di una sola parte, quale, appunto, è il Partito democratico?

Immagino, infatti, che quelli del Pd non abbiamo patito la scissione nel centrodestra e del Pdl, anzi, ritengo che ne abbiano tratto vantaggio. Così come, credo, non patirebbero una futura nei cinquestelle, ma potrebbero, al contrario, sfruttarne l’occasione per una loro affermazione. Legare le sorti di un parte a quelle del tutto e viceversa è un’operazione sbagliata sul piano logico e dagli effetti totalmente indifferenti per quelli che nell’alveo dei suoi promotori e sostenitori non sono compresi e che in nulla migliorerebbero la propria situazione dai loro successi.

L’ho già citato quel pezzo dance tanto in voga, no?

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica, società e contrassegnata con , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento