La maggioranza. Schiacciante

Ci dice l’Istat che gli italiani che, nel corso del 2016, non hanno letto nemmeno un libro sono stati il sessanta per cento, con punte superiori al settanta nelle regioni meridionali. Numeri da emergenza nazionale, dati da catastrofe, cifre da far aprire un dibattito serio e diffuso per tutta la nazione. Al contrario, tranne qualche articolo non molto ripreso, silenzio. Roba da non crederci. Il silenzio, dico.

Nemmeno-un-libro-in-un-anno. Niente, non per piacere, né per voglia di sapere una cosa in più o per curiosità, per noia e per passatempo, per vedere l’effetto che fa: nulla. E dei seicento professori universitari che dicono che «alla fine del percorso scolastico», ripeto, alla fine del percorso scolastico, «troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente»? Poco di più, un paio di servizi al tg, qualche intervista, ma più per avere il personaggio in prime time che per comprendere quello che sta succedendo e via così, nel dimenticatoio delle notizie ricercabili sul web alla prossima statistica dell’anno che verrà. Dopotutto, è da tempo che in molti, troppi, sostengono l’inutilità dell’insegnamento delle materie letterarie, meravigliarsi di quegli esiti sarebbe un filo eccessivo persino per la paludata ipocrisia nazionale.

Il dibattito pubblico, invece, è sulla legge elettorale, sul futuro presidente dell’italico mondo pallonaro, su Sanremo, frutto di stagione, su qualsivoglia aspetto sociale, politico o, si fa per dire, culturale di questo dannato e meraviglioso Paese, tranne che su quel dato da far accapponare la pelle. Dopotutto, l’agenda pubblica la decide la maggioranza di quelli che dovranno poi approvarla con il gradimento Auditel, con un like, con le condivisioni.

E la maggioranza è quella lì. Schiacciante.

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