Ma se poi le primarie le vince?

«Qualora ci dovesse essere un’accelerazione del voto», ha dichiarato Matteo Orfini, ospite della trasmissione #cartabianca, condotta da Bianca Berlinguer su Rai Tre, «non faremmo in tempo a fare il congresso, ma se c’è l’esigenza di ridiscutere con quale candidato andiamo alle elezioni, come chiede Bersani, potremmo tranquillamente trovare il modo di fare le primarie».

Ora, lo so che state dicendo che occuparsi il sabato mattina delle parole di Orfini non sia proprio il massimo. Però, non prendetevela con me se questi e quella sono i protagonisti della scena politica e la qualità che esprimono. Sta di fatto che quanto dice, nella logica in cui lo esprime, ha un senso: se la minoranza dem vuole, possiamo fare le primarie subito. Ci sta. Non so se ci staranno quelli della minoranza dem, ma ci sta. Cioè, dico, a sentirli parlare, sembra che ormai rispetto al Pd maggioritario, i vari bersaniani, dalemiani, speranziani (o speranzosi, fate voi) coltivino una diversità quasi antropologica. Poi uno propone loro le primarie, come Bersani lasciava intendere nella sua intervista all’Huffington Post di mercoledì (le primarie? E per fare che cosa, individuale il candidato premier? Con un sistema proporzionale?), magari le vince Renzi (ché voi ve lo immaginate Speranza vincere? Ma nemmeno Emiliano, a dirla tutta), e tutto va bene. D’un tratto, spariscono il Jobs Act, la Buona Scuola, le trivelle libere, la tentata riforma della Costituzione «a colpi di maggioranza» (parlamentare, s’intende), la legge elettorale, l’abolizione dell’Imu per tutti, l’innalzamento dei limiti per l’uso del contante, la riforma delle banche popolari, la politica dei bonus, le alleanze spericolate, e tutto quello che, a parole, hanno fin qui criticato. E spariscono anche le responsabilità di chi quelle cose le ha sostenute, o ha sostenuto il governo che le sosteneva.

No, perché io è per quelle e altre cose fatte che sono andato via dal Pd, mica perché mi era antipatico Renzi (no, Orfini no, non mi è mai stato antipatico; tutt’altro). E quelle e altre cose il Pd le ha fatte perché quelli che oggi urlano, ieri tacevano. E io pure di loro non mi dimentico.

Per questo credo che, comunque la si rigiri, la questione del centrosinistra è mal posta. Con chi dovremmo farlo? E per fare cosa? Credete che davvero quelli che hanno votato tutto quello che abbiamo contestato, da domani si dispongano a fare il contrario, rinnegando quanto detto e fatto in questi anni, che già era l’opposto di quanto dicevano di voler fare prima?

E nel caso, dovrei fidarmi di chi cambia così rapidamente e radicalmente le sue idee?

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