I diritti d’occasione

«Avrei da offrirle un pacco sui diritti che abbiam promesso in cambio di un’offerta su un pacchetto che tenga dentro legge elettorale ed elezioni anticipate». No, non è una proposta dell’affarologo, tuttologo, appaltologo Pietro Ammicca, ripreso in questi mesi dal suo creatore. Pare, invece, sia una tentazione che gira fra alcuni dirigenti Pd che guardano alla Lega come partner nella trattativa che si potrebbe voler aprire sulla ridefinizione del sistema di voto in conseguenza delle decisioni prese ieri dalla Consulta.

Lo penso io, malizioso e prevenuto critico? Nient’affatto. L’ho letto nelle parole di un esponente di qual partito e su una testata non di certo a questo contrapposta. Così riporta la Repubblica le parole di Gianni Cuperlo: «Se un partito di sinistra, il Pd, il mio partito, contrabbandasse una legge di civiltà come lo “ius soli” con un accordo sulla legge elettorale, quella sarebbe una delle ragioni per abbandonare quel partito». Frase che ci dice due cose: uno, che Cuperlo è un galantuomo, al di là del giudizio politico che su di lui si può avere; due, che la lusinga di buttare a mare i diritti di quelli che sono nati qui, magari da genitori che, con buona sorte, proprio il mare han dovuto traversare a rischio di morirvi annegati, qualcuno l’ha adombrata e qualcun altro l’ha considerata. Altrimenti, non si spiegherebbe perché il sempre misurato e serio Cuperlo in quel modo avrebbe dovuto sentire l’esigenza di parlare.

Stupito? Non più di tanto. Amareggiato? Beh, sì. Ma non da ora. Proprio su quella vicenda, lo stesso Bersani ha avvertito il dovere di ricordare come stavano i termini della questione. «Alla domanda su cosa avrei fatto per prima cosa se fossi andato a Palazzo Chigi», ha detto in proposito l’ex segretario e già candidato a nome del Pd per la presidenza del Consiglio dei ministri (forza politica che ne ha espressi tre in questa legislatura a seguito delle elezioni «non vinte», ma non lui) «io rispondevo: “Se tocca a me, si comincia dal primo giorno a chiamare italiani i figli di immigrati che studiano qui e che oggi non sono né italiani, né immigrati”. Questo è l’impegno che avevamo preso con gli elettori».

Già, questo e tanti altri. Dimenticati. Da lì la mia mancanza di stupore e l’amarezza.

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