L’elogio alla coerenza nell’uno è biasimo per la mancanza negli altri?

Renzi l’aveva detto all’inizio di questa infinita campagna elettorale per il referendum sulla sua riforma della Costituzione. «Se vince il “no”, mi dimetto». E l’ha fatto. Vabbè, aveva detto pure «lascio la politica», però, insomma, non siate ingenerosi. Intanto, ha fatto un passo. Ora, più volte ho detto che le due cose non erano collegate, e che secondo me non doveva farlo: lui ha voluto così, ne prendo atto. Senza applausi o fischi.

In giro, invece, leggo estasiati elogi alla sua coerenza. Bene, ne sono compiaciuto. Solo che, non so come dire, a me sembrano tante perfide dichiarazioni di biasimo per chi non ne ha avuta altrettanta. Provo a spiegarmi. Sull’esito di quella tornata elettorale, in molti s’erano giocati la sedia, non solo politica. La Boschi, certo, artefice del testo e pronta a seguire la via a parole indicata dal leader. Niente, è ancora lì. La Fedeli, che diceva che anche i parlamentari schierati per il “sì” avrebbero dovuto trarre le conseguenze da un voto, per lei, delegittimante; al contrario, non solo non ha lasciato il suo scranno ma ha raddoppiato, andando a ricoprire pure quello di ministro. E poi Carbone, che non si capiva da cosa avrebbe dovuto dimettersi, e anche personaggi al di fuori dei palazzi, come quel ristoratore modenese che minacciava di andare a fare il suo lavoro a New York, e sono ancora qui, entrambi, ma almeno il secondo fa qualcosa. Fino alla confessione della tentazione dimissionaria post voto fatta da  Anna Ascani, con tanto di spiegazione della retromarcia dall’insano gesto per intervento di schiere di sostenitori, un po’ come quegli avventori da bar di paese, dal fenotipo fintamente rissoso, a parole energumeni, che protendono il mento in avanti nel mentre spingono indietro le braccia, urlando, che li si senta, «tenetemi, tenetemi, altrimenti…».

No, nessun sarcasmo e nessuna voglia di mettere in ridicolo i protagonisti delle vicende e delle dichiarazioni che ho ricordato: non ce n’è alcun bisogno. È solamente un tentativo di sdrammatizzare e di riportare a più miti consigli persone che forse si prendono un po’ troppo sul serio. Se a Modena chiude un ristorante, ne aprirà un altro e nel frattempo, modenesi e turisti, non per quello rimarranno a digiuno. Così come, se una Boschi o un Carbone, una Fedeli, un’Ascani o un Renzi si dimettono, gli altri, per dirla con le loro parole, se ne faranno una ragione.

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