Ma ci credono nel Governo a cui votano la fiducia?

Cancellare le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e quindi la possibilità di licenziamento senza giusta causa, abrogare le disposizioni che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante in caso di violazioni nei confronti del lavoratore, eliminare i voucher per il pagamento delle prestazioni accessorie. Su questo chiedono che si voti i quasi tre milioni e mezzo di cittadini che hanno sottoscritto i quesiti referendari proposti dalla Cgil. In pratica, di abolire le parti più caratterizzati del Jobs Act, e quindi dell’essenza stessa del renzismo inveratosi nella pratica di governo.

Ma qualche giorno fa, il ministro competente (absit…) ha detto, con la sua solita fine retorica, che «se si vota prima del referendum, il problema non si pone, ed è questo, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo, lo scenario più probabile». Lasciando perdere il fatto che io non avrei mai immaginato che un esponente di governo avesse un giorno potuto dire «il problema non si pone» parlando di un voto su questioni fondamentali come quelle oggetto delle richieste cigielline, la questione politica che m’interessa in questo articolo è un’altra. Poletti, in buona sostanza, ci dice che nemmeno loro credono alla funzione e alle capacità del governo di cui fanno parte. Altrimenti, non si spiegherebbe come mai se ne augurino la caduta prima del tempo che è ragionevolmente immaginare allo stesso serva per cogliere, studiare e affrontare le emergenze per cui affermano di sostenerlo e formarlo.

Io non ho particolari ansie elettorali, e non temo di dover andare al voto domani, dato che l’unico impegno, se decidessi di votare, sarebbe quello di prendere la scheda e recarmi al seggio. Però, loro che votano la fiducia all’esecutivo e che ne fanno parte, e proprio per le due ragioni specifiche, dovrebbero di esso avere un’opinione migliore. Invece, tutti vinti alla logica grillina e leghista del «voto subito!», corrono ad abbracciare la contraddizione implicita tra le scelte che compiono e le tesi che difendono.

A meno che Poletti non pensasse solo a come evitare il referendum; ipotesi assai peggiore.

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