Sono d’accordo con Laura Boldrini. Per questo non voterò per chi ha fatto il contrario

«I voucher del Jobs Act hanno creato ancora più precariato: bisognerà rimetterci le mani in tempo utile. I grandi patrimoni devono pagare di più; il lavoro deve essere meno tassato. È questo che deve fare la sinistra, piuttosto che togliere l’imposta sulla prima casa a chi, possedendo grandi proprietà, potrebbe pagarla. I giganti del web devono pagare le imposte nei Paesi in cui fanno affari d’oro, non là dove le imposte sono più basse. La sinistra si deve riappropriare dei suoi valori che ha considerato desueti: combattere le disuguaglianze, lottare contro le nuove forme di schiavitù, tra i migranti ma anche tra gli italiani. E arginare i danni della globalizzazione, che ha creato un nuovo esercito di espulsi: lavoratori cui vengono negate la dignità, la sopravvivenza».

Le parole che ho riportato sono di Laura Boldrini, tratte dall’intervista che lo scorso giovedì 15 dicembre ha rilasciato al Corriere della Sera. Le condivido, una per una. D’altronde, fui sinceramente colpito, emozionato quasi, quando fu scelta a candidata per la presidenza dell’aula di Montecitorio dalla coalizione per cui avevo votato. Lei, come Grasso, aprivano a scenari politici diversi, immediatamente sepolti dopo l’esito delle elezioni per il Quirinale e quanto a queste seguì, ma lasciamo perdere il passato. Stando all’oggi, sono pienamente d’accordo con quello che lei dice. Ecco perché, né direttamente, né indirettamente, in forma di alleanza programmatica o politica, potrei mai più votare per quelli che proprio il contrario di quanto contenuto in quelle parole hanno fatto o che, nella migliore delle ipotesi, quei temi che richiamano hanno volutamente e colpevolmente ignorato e dimenticato.

Per dirla senza girarci intorno, i voucher e il Jobs Act non sono prodotti della deriva dei continenti, ma una scelta libera e volontaria di chi li ha voluti e difesi, o ha voluto e difeso quelli che li definivano. Così come la decisione di togliere le tasse sulla prima casa ai ricchi o di non dar corso a un’imposizione fiscale adeguata per le multinazionali, la poca attenzione, e il tono è eufemistico, alla lotta alla povertà e a quella contro le disuguaglianze e la resa alla globalizzazione e ai suoi dettami concorrenziali ed escludenti che il deserto di relazioni umane e corpi sociali in disfacimento hanno determinato.

Sono totalmente d’accordo con Laura Boldrini. Proprio per questo, come dicevo, non voterò per chi ha fatto il contrario di quello che con le sue parole indica e auspica. Il resto, il ricatto politicistico giocato sul «se no, vincono gli altri», non mi appassiona e non mi convince. Pure perché, se vincono gli altri, che succederà mai? Con le parole della presidente della Camera, ci sarà tanto precariato? Diminuiranno le tasse ai ricchi e non si farà la lotta alle diseguaglianze e alla povertà? Ma così è già ora, nella situazione in cui hanno vinto questi che ci sono, non «gli altri».

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