Tranquilli, c’è la “bozza Cuperlo”

Un tormentone della politique politicienne di qualche anno fa, ogni qualvolta qualcuno accennava a parlare di riforme istituzionali, lo ricorderete sicuramente, era «ripartiamo dalla “bozza Violante”». A me è tornato in mente ieri, quando ho ascoltato il presidente del Consiglio incaricato (a proposito, visto che un’alternativa si trova sempre?) dire che uno dei principali obiettivi del governo a cui pensa è quello della riforma del sistema elettorale. E soprattutto, considerando che non pochi si chiedono ora, anche tra quelli che la norma attuale hanno votato, come faremo ad andare a votare e in che modo potrà mai essere cambiata la legge elettorale, e con quali numeri.

Ma non era stata trovata una sintesi e assicurati i numeri per modificare l’Italicum con la, permettetemi la semplificazione, “bozza Cuperlo”. Insomma, la commissione del Pd aveva in un paio d’ore definito i correttivi al sistema di voto e assicurato i numeri per cambiarlo. Bene, si faccia altrettanto e in mezza giornata è tutto a posto; i commissari li avete già, visto che, come la Lega e il M5S (per tacere di Casa Pound), pure la maggioranza del partito di maggioranza sembra essere presa dalla voglia di correre alle urne. A meno di non voler considerare l’ipotesi per cui il pronunciamento di quell’organismo fosse solo un bluff, o peggio uno specchietto per allodole in cerca di motivi buoni per votare “sì”, bisogna infatti ritenere che, dato il permanere dei rapporti di forza e il funzionamento delle due Camere rispetto a quanto ipotizzato meno di un mese fa, bisogna ritenere che per una riforma agevole e veloce ci siano tutte le condizioni, almeno le medesime del giorno prima del referendum.

Lo so, lo so. La mia è una provocazione (non più di quanto lo fosse affermare che la legge elettorale era praticamente già cambiata in virtù di quelle quattro firme in calce a un foglietto d’appunti) e me ne rendo conto. Ma a volte l’iperbole e l’ironia possono servire per svelare i trucchi dei mestieranti. Non c’è possibilità di cambiare la legge elettorale in modo facile e comodo oggi come non ve n’era alcuna per farlo con l’Italicum nella condizione in cui avessero perso i sostenitori del “no”, significativamente minoranza in Parlamento. Ed è proprio questo modo farsesco di condurre le cose che ha contribuito a spingere e convincere gli elettori che era meglio difendere la Costituzione che tutelare il Governo.

Se servisse di monito, potrebbe essere un insegnamento di cui ringraziare.

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