La Costituzione attuale favorisce l’azione di governo. Parola di Governo

Sembra, a giudicare dalle parole dei sostenitori del “sì” alla riforma Renzi-Boschi, che la Costituzione in vigore serva solamente a bloccare un Paese altrimenti effervescente e veloce. Lasciamo perdere la disamina dei punti della norma oggetto di referendum, fermiamoci a questo: l’Italia, è il senso della narrazione dei riformatori, è ferma. Può darsi. Però, un paio di giorni fa, ho visto un filmato sul profilo social del presidente del Consiglio in cui rivendicava gli effetti delle cose fatte, dalla disoccupazione scesa dal 12,8% all’11,7 ai 656mila occupati in più, dal Pil su dell’1,6% al deficit dello Stato giù dal 2,7 al 2,3%, fino ai redditi delle famiglie cresciuti del 3,6%, i consumi saliti del 3,3, l’export del 7,7 e la produzione industriale del 2,3.

Accanto a questi dati numerici, nel videoclip dei Mille giorni di me e di me, Renzi cantava le tantissime cose fatte: il 416-ter sul voto di scambio politico mafioso e il decreto lavoro del 2014, gli 80 euro per i lavoratori dipendenti e il Decreto cultura, con l’art bonus e le norme sul turismo, la riforma della pubblica amministrazione (sì, proprio quella di cui ha discusso la Corte costituzionale) e il Decreto competitività, quello per gli “esodati” e quello contro la violenza negli stadi, lo Sblocca Italia e lo “smaltisci arretrati” della giustizia civile, il Jobs act, il reato di auto-riciclaggio, la voluntary disclosure, la responsabilità civile dei magistrati, il decreto legge per l’Ilva di Taranto (me la consentite un’educata ἐποχή, vero?), la riforma delle banche popolari e di quelle di credito cooperativo, l’esenzione dall’Imu per i terreni agricoli, l’Ape (no, non il triciclo della Piaggio), l’introduzione di cinque nuovi reati ambientali, la Buona scuola (i nomi non li ho scelti io), la riforma della giustizia e quella del codice della nautica da diporto, il Decreto Colosseo (ricordate? Quello fatto “al volo” dopo uno sciopero) e il nuovo codice degli appalti (vabbè, lo so, mancano i decreti attuativi, ma è perché siete pignoli), il fondo sociale per l’occupazione e quello per sport, periferie e servizio civile, il riordino del “terzo settore”, il decreto per la messa in sicurezza delle scuole, e persino delle norme per il sostegno all’editoria e all’informazione e una nuova disciplina sul cinema. E tuto questo in meno di tre anni: altro che assetto istituzionale che blocca l’azione di governo!

In quei cinque minuti e senza poter tirare il fiato, il film renziano racconta anche di cose ottime, come la legge sul “dopo di noi”, quella sull’autismo, quella per la priorità alla continuità affettiva nelle adozioni, l’introduzione del reato di negazionismo, la chiusura degli ospedali psichiatrico-giudiziari e le disposizioni per il contrasto al caporalato, insieme a provvedimenti opportuni e passi avanti oggettivi, seppure non sempre sufficienti, come quelli sull’equilibrio di genere e sulle coppie di fatto. Infine, non mancano cose giuste, a prescindere, come il decreto legge sul sovraffollamento delle carceri, la legge sul divorzio breve, il reato di omicidio stradale, la norma sugli sprechi alimentari e la ratifica degli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici. E senza contare l’Italicum e la riforma stessa della Costituzione.

Come vedete, al di là del giudizio che io do sui singoli provvedimenti dell’esecutivo, non è affatto vero che l’attuale dettato costituzionale, il bicameralismo perfetto e l’assetto dello Stato siano un intralcio per chi governa. Lo dice il Governo stesso, rivendicando la mole di cose fatte, e pertanto “potute fare”, in appena mezza legislatura. Di conseguenza, a giudicare da quello che lo stesso premier dice con la sua continua elencazione di quanto l’Italia sia cambiata in questi mesi e di come siano state realizzate da lui e dai suoi le «riforme» che la nazione chiedeva, il sistema funziona e permette di andare spediti.

Se non altro, si diceva appunto, quando si vogliono fare le cose che si vogliono fare.

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