Caro Pizzarotti, quello che dici è vero. E lo era anche prima

Il sindaco di Parma abbandona il partito che lo aveva eletto. Nel farlo, dedica a quel movimento che non vuole chiamarsi partito una filippica che è una condanna in pieno delle regole e degli orientamenti che lo guidano. Nulla di male e niente di eccezionale: capita che un politico maturi nel corso della sua esperienza una visione diversa, pure rispetto a quanto, fino a poco prima, riteneva il suo ambiente naturale.

Pizzarotti, però, spiega anche altro nel suo je accuse di commiato dal M5S. «Lascio da uomo libero», dice. «Sono l’unico che ha mostrato una coscienza critica», aggiunge. «Siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare, vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno», spiega. Ora, al di là della scelta, il problema credo sia un altro: caro primo cittadino parmense, ma dov’è la novità? Il movimento a cui aderisti era quello che non voleva dialogare con nessuno, altrimenti non avrebbe fatto del mandare tutti “a quel paese” la cifra e della propria azione politica. Non voglio parlare della cultura degli «arrivisti», lascio a te l’analisi sicuramente migliore visto che l’hai conosciuta dall’interno, però sulla coscienza critica ammetterai che non se ne vedeva fra i militanti grillini nemmeno ai tempi in cui il verbo grillaio dal blog cominciò a diffondersi e far proseliti. Di che ti meravigli ora? Cosa c’è adesso che non c’era prima?

Certo, mi si potrebbe obiettare che anch’io, lasciando il Pd, ho parlato e scritto di come questo fosse cambiato. Ma c’è un però. Il Pd di Bersani era oggettivamente un altro Pd rispetto a quello di Renzi (e la stessa attuale egemonia renziana lo conferma, intestandosi, i protagonisti di questa, la patente e gli abiti del “cambiamento”), per le dinamiche politiche che lo attraversano, per le cose che sceglieva di sostenere e votare, per le stesse persone che lo interpretavano e lo rappresentavano. Il M5S, al contrario, è sempre quello di Grillo, pure nel senso proprietario del termine, del “tutti a casa!”, delle piazze riempite dai “vaffa!”, delle orde di paoletaverne e luigidimai che lo popolano e lo animano.

Insomma, caro Pizzarotti, io sono felice che tu su quel movimento/partito leaderistico, con un capo e una srl di riferimento, con le multe per il dissenso e le fidejussioni a garantir l’assenso, abbia cambiato idea. Ma non puoi dire che è cambiato lui, perché tale è da sempre. A riprova di quello che dico, possa bastarti la circostanza per cui, nel criticarlo oggi, hai usato le stesse tesi e i medesimi argomenti che i censori del grillismo, me per primo, usavano agli albori della sua avventura politica, quando tu sei stato eletto, per intenderci.

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento