La festa appena cominciata è già finita

Sulle note della canzone di Sergio Endrigo, la storia dell’Italicum potrebbe anche essere tutta qui. Appena ieri, infatti, il primo luglio scorso, il nuovo sistema elettorale era entrato in vigore. Già oggi, tristemente, è orfano di padri, meglio, i suoi stessi genitori sono pronti, lesti e attenti a disconoscerlo, immaginandone sostituti e correzioni. Sia chiaro: se l’Italicum sparisse domani, non me ne dorrei per nulla, ma nemmeno nei miei sogni più perfidi avrei immaginato un simile scenario.

Insomma, la legge che mezz’Europa avrebbe dovuto copiarci è pronta per essere cambiata. Di più, i suoi stessi artefici sono convinti di doverla sacrificarla prim’ancora d’averne provato il funzionamento, dimostrando in questo una cialtroneria che difficilmente si ricorda nella storia della nostra pur divertente Repubblica. Come non ritornare alle parole di Renzi sull’Italicum nelle fasi della sua approvazione? Come dimenticarne i toni? Come scordarne l’afflato retorico? «Se questa legge elettorale non passa», scriveva all’epoca rivolto, per tramite dei responsabili dei circoli locali a tutto i militanti della forza politica che guidava e guida, «è l’idea stessa di Partito Democratico come motore del cambiamento dell’Italia che viene meno. Se davanti alle prime difficoltà, anche noi ci arrendiamo come potremo costruire un’Italia migliore per i nostri figli? Se gli organi di un partito (primarie, assemblea, direzione, gruppi parlamentari) indicano una strada e poi noi non la seguiamo come possiamo essere ancora credibili? Abbiamo portato il Pd a prendere tanti voti degli italiani: davvero oggi possiamo fermarci davanti ai veti? Ecco perché nel voto di queste ore c’è in ballo la legge elettorale, certo. Ma anche e soprattutto la dignità del nostro partito». Appunto.

Vorrei rammentare, se servisse a qualcosa farlo, che le stesse mani che forgiarono la legge elettorale hanno riscritto la Costituzione. E che le due cose non sono scollegate. Oltre che figlie dello stesse membra, sono pure parto della medesima idea, suppongo. I costituenti del ’46-’47 , per quanto lungi dalla statura degli attuali, disegnarono un sistema nel quale il Parlamento fosse centrale e, pertanto, pensarono a un modello proporzionale, lo stesso usato per la composizione dell’Assemblea, capace di rispettare e riprodurre nelle istituzioni gli orientamenti dell’elettorato, rispettandone forze e composizione.

Non potendo nemmeno lontanamente immaginare che chi ha disegnato la nuova Costituzione non abbia avuto a mente, essendo il medesimo personale politico, anche il rinnovato sistema elettorale con cui eleggere l’unica camera chiamata a dare la fiducia e i parlamentari che a quella riscritta Carta dovranno dare corso, devo supporre che la qualità dell’arte e del pensiero sottesi a entrambe sia d’identico valore. Appunto.

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8 risposte a La festa appena cominciata è già finita

  1. Laura scrive:

    Ma se lo avete voluto voi …. Come potete scrivere simili cose. È chiaro che la legge la si voleva così come era ma per accontentare molti la si cambia. Si chiama compromesso in democrazia.
    Quando non la cambiava era un dittatore ed aveva fatto tutto da solo, ora che la cambia ed ascolta gli altri é una baggianata! Ma che volete??
    Laura

    • Rocco Olita scrive:

      Laura, mi permetta, ma «che volete», chi? Io sono uno, e solo per quello che conto scrivo.
      Come ho scritto, se l’Italicum sparisse domani non me ne dorrei nemmeno per un secondo; era il governo che aveva messo la fiducia, era il governo a dire che quella legge l’avrebbero copiata in mezza Europa ed è il governo che fa ora proporre alla sua maggioranza un testo diverso.
      Odio puntualizzare l’ovvio, ma è entrata in vigore a luglio e non è stata nemmeno provata, e mentre se ne decantavano le virtù, ora la si teme.
      Inoltre, stiamo parlando degli stessi statisti che con procedimenti non dissimili (in sostanza, quelli che puntano sulla sola forza dei numeri) hanno imposto la riforma della Costituzione: non vorrei che s’accorgessero dopo un paio di mesi dalla sua approvazione che pure quella della Carta è una riforma da riformare.
      Grazie per l’attenzione, Rocco Olita.

      • Laura scrive:

        Salve Rocco. Ho scritto al plurale perché é un commento (quello che dice che adesso vogliono cambiare quello che ritenevano perfetto) che ho sentito fare da tanti. Io non mi addentro nei cavilli se davvero la legge sia ottima o pessima o una via di mezzo. Non sono molto in grado di giudicare. Certamente non é mai sembrata perfetta a nessuno e, se mi sbaglio, mi faccia per favore notare quando e dove sia stata scritto (dal governo) che lo fosse perfetta. è nata da compromessi e per definizione i compromessi non sono perfetti per le parti che si mettono d’accordo. Ora, sempre per un compromesso, la si vuole cambiare. Mi sembra di aver capito lo si faccia per ottenere più consenso. Perché piaccia un po di più a coloro a cui non piaceva affatto. Anche questo é un compromesso. Quello che critico é che si dica, canzonando,che ‘ il governo prima la riteneva perfetta ed ora la vuole cambiare’. Trovo la cosa pura polemica e non vera.

        • Rocco Olita scrive:

          Come scrivevo, per il governo era la legge che mezza Europa ci avrebbe copiato (http://www.corriere.it/politica/15_marzo_23/renzi-mezza-europa-copiera-nostra-legge-elettorale-2bee7a9e-d17e-11e4-8608-3dead25e131d.shtml), mentre ora nemmeno noi la vogliamo più. E come scrivevo, senza nemmeno provarla, dato che è entrata in vigore appena il primo luglio scorso. Hanno cambiato opinione? Legittimo. Però ammetterà che, dopo aver posto le sorti del governo su quella legge, perché questo è la “questione di fiducia”, essere pronti a smentire sé stessi non è proprio un attestato di competenza. Non vorrei che domani si accorgessero che pure la riforma costituzioale “che l’Italia attende da venti, quaranta, settant’anni” (e un po’ di più, lascio?) è da cambiare.

          • Laura scrive:

            Mi scusi se insisto, ma non credo che sia stato capito bene il mio punto. Qualsiasi cosa il governo abbia mai detto sulla riforma (perfetta o no) adesso si trova ‘costretto’ a modificarla per arrivare ad un compromesso democratico. Lei insiste sul punto: ‘se era tanto bella perché cambiarla’…
            Io la mia risposta l’ho data: ‘perché sono quasi costretti per fare un accordo con coloro a cui non piace e non perché non la ritengano pessima’
            Non capisco cosa ci sia di male in questo.
            Non credo che nessuno del PD abbia detto che é bene cambiarla perché non funziona bene.
            L’articolo al quale lei richiama la mia attenzione certamente racconta di un Renzi un po sbruffone ed esagerato. è probabile che lui pensi che sia una buona (non perfetta) riforma, ma si trova ora ‘costretto’ a modificarla per il poco consenso ricevuto. Non é questo un bene per tutti noi democratici?
            Le allego un link di un altro articolo dove bene può leggere che anche in Svezia (dove risiedo da 20 anni) si pensa a modificare verso un maggioritario dove ci si sta accorgendo che i sistemi proporzionali senza sbarramento non funzionano bene.

          • Rocco Olita scrive:

            Gentile Laura, se fosse come lei dice, avrebbe un senso. Ma il governo non ha alcuna intenzione di cambiare la legge nelle cose in cui essa è più dannosa. Cerca solo un modo per evitare di perdere pezzi all’interno della maggioranza che lo sostiene, e ancora una volta di una cosa che dovrebbe essere condivisa fa affare di parte. Inoltre, non lo fa affatto per arrivare a un “compromesso democratico”, ma perché molti di quelli che lo sostengono hanno una paura indicibile che a vincere in un eventuale ballottaggio possa essere il M5S, quindi, all’anima della democrazia, stanno cercando un sistema per tenerli lontani da Palazzo Chigi.
            La mia idea, contrariamente a quello che avviene da molti anni a questa parte in tutt’Europa, è di andare verso un modello maggiormente proporzionale, evitando pure la follia delle soglie di sbarramento troppo alte (credo che il 3% sia già ragionevole e limitante per forze politiche senza radicamento), perché ritengo la rappresentanza una questione di gran lunga più importante della governabilità. Perché è quando non ci si sente “rappresentati” ma solamente, e nella migliore delle ipotesi, “governati” che si ingenerano quei fenomeni di disaffezione dalla politica e di lontananza dalla istituzioni che una comoda e svogliata retorica del potere archivia alla voce “populismo”.

  2. Fabrizio scrive:

    Art.18 della Ns.(attuale cultura insegnata dai ns.padri costituenti)Costituzione:
    – I CITTADINI HANNO IL DIRITTO DI ASSOCIARSI LIBERAMENTE, ETC…..

    Nel diritto,un’associazione e’ un “Ente” costituito da un insieme di persone fisiche o giuridiche(gli associati)legate dal perseguimento di uno scopo comune.
    Nell’ordinamento giuridico italiano, l’associazione e’una delle forme aggregative riconosciute dalla legge.

    Un ente pubblico (stato italiano), in quanto costituito da persone
    giuridiche,persegue i fini stabiliti dal proprio statuto.
    Statuto=Costituzione

    In conclusione votare no alla legge riforma costituzionale , come anche io votero’, e’anche, come dato di fatto costizionale, votare no all’italicum o ad altra qualunque mozione di modifica o cambiamento di legge elettorale.

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