I protagonisti non li ho scelti io

«Grazie al cielo c’è il Movimento, altrimenti tu non sapresti di cosa scrivere», mi lascia provocatoriamente a commento del mio articolo di ieri un contatto social. Ed è da questi particolari che capisci che quel “movimento”, o almeno buona parte della sua base e dei suoi vertici, si sta completamente e definitivamente normalizzando, diventando in tutto e per tutto simile ai soggetti con cui divide l’arena elettorale e dei quali, a chiacchiere, se ne vorrebbe dire alternativo.

Sì, perché quella critica, quel «se non ci fossimo noi, di cosa parlereste», non è affatto nuova. Molti amici del Pd mi scrivono più o meno lo stesso quando critico quello che fa il Governo. E lo facevano, con identica puntualità e precisione, i berlusconiani ai tempi in cui il loro amato leader era alla guida del Paese e rampante sulla scena politica. Ora, mi preme chiarire una cosa: non scrivo del Pd, del M5S o di Berlusconi per ossessione o perché, se no, non saprei che fare. Semplicemente, questo blog, fra l’altro, parla di politica, e quindi anche di chi la fa. Se a farla sono loro, con le capacità che hanno, e se le cose che fanno sono quelle, con la qualità che mostrano, il merito non è mio.

La ricchezza o le miserie del presente non attengono alle facoltà di chi si ritrova a commentarle; certo, pure chi guarda ha responsabilità dirette o indirette, ma se sono Renzi e il Pd a guidare l’Esecutivo o i cinquestelle ad amministrare alcune fra le principali città italiane, nonché a rappresentare l’opposizione più importante nel parlamento nazionale, di chi dovrei parlare? Di chi a stento raggiunge il quorum per la rappresentanza? Di chi, che sia per incapacità o impossibilità non fa alcuna differenza, non riesce a dar corso alle proprie idee?

E guardate che non mi sottraggo alla critica. Non so o non posso “attivamente” determinare il cambiamento che vorrei e so che, in democrazia, le intenzioni non bastano, ci vuole il consenso. Ecco perché, non riuscendo a creare o a trovare le condizioni per agire, mi faccio da parte rispetto alla dimensione “fattiva” del politico. Rimane, però, il diritto alla cifra speculativa e analitica, come quello alla semplice osservazione e al commento delle cose che accadono e, fatalmente, di chi ne è protagonista, al di là o a dispetto delle mie preferenze.

O vorreste che parlassero di politica solo quelli che hanno i numeri per farla?

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