Avevano ragione gli irresponsabili e i velleitari

«Una revisione del sistema elettorale credo sia da considerare, nel senso di non puntare a tutti i costi sul ballottaggio, che rischia, nel contesto attuale, di lasciare la direzione del Paese a una forza politica di troppo ristretta legittimazione nel voto del primo turno». Sostanzialmente, le critiche di fondo a tutto l’impianto che gli oppositori dello schema che ha portato all’Italicum adducevano fin dall’inizio al nuovo impianto elettorale. Solo che, all’epoca, venivano presi a pallonate al suono di “vi asfalteremo, brutti gufi rosiconi” da parte del presidente del Consiglio e rimbrottati per essere “irresponsabilmente velleitari” alla ricerca di nuovi assetti possibili dallo stesso ex inquilino del Quirinale che ora, in un’intervista a Il Foglio, fa sue le loro stesse obiezioni.

A me le parole di Napolitano fanno scompisciare dalle risate. Ma come, adesso ti svegli e, «tomo tomo, cacchio cacchio», per citare un grande partenopeo, te ne esci a dire: «oggi bisogna essere sinceri e dire che rispetto a quando l’Italicum è stato concepito sono cambiati i tempi»? Quasi fosse nulla, il due volte capo dello Stato ci dice che la legge elettorale andava bene quando a vincere sembravano poter essere quelli che gli piacevano, ma ora che quella sorte potrebbe toccare ad altri, insomma, meglio cambiare e ostacolar loro la via per Palazzo Chigi. In più, candidamente, spiega pure che l’outing lo fa perché «oggi bisogna essere sinceri», perché, evidentemente, ieri non lo si era e poi, che volete, quando c’erano i numeri e la forza, princìpi e idee potevano anche esser messi da parte.

L’Italicum è una pessima legge, e se scomparisse non potrei che brindare. Ma quelli che “tutta l’Europa ce la copierà” che fine hanno fatto? E se dovessero poi seguire i consigli del costruttore delle larghe intese ad libitum (e che, ancora, ripropone un nuovo patto “per il bene della nazione” fra destra e sinistra, come se non fosse quello lo schema che regge il sistema da ormai troppi anni e che ci ha condotti a questa continua impasse che, quasi omeopaticamente, si vorrebbe superare con altre dosi della stessa sostanza del blocco), non sentirebbero minimamente il dovere di dire, serenamente, pacatamente, “abbiamo sbagliato, scusateci, da domani cambiamo mestiere”?

Così, per chiedere.

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