Tutti giù dal carro

Federico Geremicca, sull’edizione di ieri de La Stampa, scrive: «perché, a differenza di quel che accadeva ancora due anni fa, il Pd a “trazione renziana” non raccoglie più quella spinta al cambiamento che pare esser diventata prerogativa esclusiva del Movimento Cinque Stelle? L’interrogativo ha diverse risposte possibili, ma risulta comunque ostico per Matteo Renzi la cui giovane leadership sembrava la più indicata per arginare il fenomeno-Grillo. Cosa non ha funzionato? Dove si è sbagliato? E basta consolarsi con l’affermazione che oggi “le leadership invecchiano presto”? Gli avversari del premier ne dubitano e segnalano diversi errori. Quello capitale, in fondo, è così riassumibile: come è stato pensabile tentare di prosciugare i consensi dei “grillini” stipulando prima il patto del Nazareno con Berlusconi e poi un’alleanza con Verdini? Insomma, molte delle difficoltà di oggi – accusano i nemici del premier – sono frutto di scelte politiche sbagliate compiute ieri».

Il giornalista del quotidiano torinese la riporta come fosse solamente un’idea dei «nemici del premier», però la sente sempre più di frequente e dunque la scrive, e con quello la porta ancor più all’attenzione. Cogliendo un punto non eludibile. In effetti, cosa aveva gonfiato le vele del renzismo nella sua fase di assalto al Palazzo? La novità, la voglia di cambiamento “rottamante” e quella forza espressa nello slogan «basta inciuci». Bravo, bene, bis. Anzi, 40,8%. Ma se quel «basta» diventa un’alleanza strutturale con il meglio (o il peggio, fate voi) della stagione berlusconiana, tanto che fin nelle elezioni per il rinnovo dei comuni, dove davvero e da tempo, come piace dire al presidente del Consiglio, «la sera delle elezioni si sa chi ha vinto e chi vince governa», se ne sente l’eco, dove va a finire l’aspettativa del cambiamento? Nella natura dei risultati di quelle elezioni, credo.

Serve a poco e non consola l’aver visto prima la corda di tutta la costruzione di potere che si andava aggregando sul carro del potente. Nondimeno, è necessario ricordare a quanti s’affrettarono a battere il tempo coi loro tamburi di carta o ad afferrare al volo scampoli e scranni di celebrità e celebrazione, che è per le scelte ch’essi stessi hanno fatto, sostenuto e difeso che siamo qui ora. Servirebbe ancora a meno, da parte loro, figuranti e protagonisti, fingersi capitati lì per caso ed ergersi a censori dei comportamenti di chi, fino a un minuto fa, sostenevano come ultimo baluardo prima dell’infinito precipitare nella geenna.

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1 risposta a Tutti giù dal carro

  1. Fabrizio scrive:

    Tragedia ferroviaria in Puglia:
    – Non è il momento di scaricare le responsabilita’???
    – Da poco abbiamo dato benestare a 350 convogli regionali ???
    – Siamo vicino al popolo pugliese???
    – Binario unico senza sicurezza di arresto ???
    Nessuno ha il coraggio ( come sempre)di dire le reali cause ; normativa obbligatoria macchinista unico in cabina di guida su linee …..
    Altro che ciao equitalia !C’e’ un vero bisogno di ciao governo e ciao fu Pd!
    Ciao ministro ,laureato in medicina, al posto sbagliato!
    Ciao sottosegretario delle mille parole ….
    Ciao premier che chiami popolo una parte della popolazione territoriale per proprio uso e consumo mediatico

    Basta ricordare per non scordare chi era a.d. delle ferrovie…..

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