E le cavallette?

L’ultima, ma solo in ordine di tempo, è del centro studi di Confindustria, che ci informa che, se vincesse il “no” al referendum sulle riforme costituzionali del Governo (non smetterò mai di stupirmi per l’eccezionalità del dato che vuole la parte di maggioranza, ché questo è un governo, artefice e sola approvatrice della riscrittura d’un terzo della Costituzione, ma tant’è), «l’Italia tornerebbe in recessione».

E voi che vi preoccupavate per gli effetti della Brexit. Il rischio è qui e ora: o vincono Renzi e la Boschi (scusate la personalizzazione, ma se uno si gioca la carriera e l’altra, che dà il nome alla legge, anche, l’hanno fatta loro, non io), o sarà pianto e stridore di denti. E lo dice un centro studi, mica un Matteo Ricci qualunque, che qualche giorno fa spiegava che il “sì” salverebbe pure l’Europa, senza che nessuno gli chiedesse «in che modo?», o un Giorgio Napolitano a riposo, serioso nello spiegare che, se vincessero i contrari alla riforma, si arriverebbe alla «paralisi definitiva». Se fossero vere tutte le cose che ci dicono, gli elettori non sarebbero affatto legittimamente liberi di scegliere, ma da un lato avremmo quelli che si spendono, con generosità e abnegazione, per il bene del Paese e dall’altro dei quasi criminali, intenti a sabotare il bene comune.

Se fossero vere, ripeto. Per fortuna, siamo alla cialtroneria condita da intenti elettorali. Niente di nuovo, solo più triste. Prima che ci dicano che sono alle porte invasioni di rane e cavallette, o che l’acqua si tramuterà in sangue e morirà il bestiame, però, io una contromisura vorrei metterla a punto e consigliarla: quando assumeranno i toni della drammatizzazione e spiegheranno quali mali enormi e incommensurabili guai ricadrebbero su di noi se non votassimo come vorrebbero loro, prendete un grande respiro, guardateli negli occhi e prorompete in una fragorosa e liberatoria risata.

Tranquilli, non accadrà nulla: come sempre, la situazione è grave, ma non è seria.

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1 risposta a E le cavallette?

  1. Enrica scrive:

    E’ una vecchia storia. Forse è iniziata quando Craxi mise in campo tutte le TV del suo sodale Berlusconi, in occasione della campagna refendaria sulla scala mobile. E, quella volta, ebbero la meglio. Ma anche la coscienza critica della gente si può modificare, alla luce di una serie infinita di “fanfariate”. Anche se la TV pubblica si sta comportando in maniera inqualificabile: dati AGCOM sui tempi dedicati al SI e al NO sono raccapriccianti.

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