Il limite del racconto

Di quanto questo voto abbia raccolto i sentimenti, e pure i risentimenti, dei messi ai margini dalla politica e dalle amministrazioni cittadine, meglio di come potrei fare io ha fatto in un’intervista a La Stampa di martedì 21 giugno lo storico Giuseppe Berta parlando di Torino: «Le periferie hanno pagato la distanza con un forte senso di esclusione». E sempre lo stesso giornale, nel medesimo giorno, ha raccontato anche come gli abitanti di quelle periferie, da Roma a Torino, vivano quella percezione, esplicitata da giudizi duri, «ci trattate male e i politici vengono qui solo per prendere i voti e poi scompaiono», o nelle speranze che quanto da venire sia comunque meglio di quello che è venuto, «non sappiamo a che cosa andiamo incontro, ma sappiamo che cosa sarebbe successo con chi governava da vent’anni. E non ci piaceva più». Lì si è scontrato con la realtà il racconto che il governo voleva farne. E lì ha perso.

Così come un altro terreno di scontro fra il vero e la sua narrazione è stato quello dell’invenzione ciarliera della “meritocrazia”, che ha convinto le fasce più giovani dell’elettorato, e non necessariamente le più penalizzate, al pari dei loro genitori, a voltare le spalle agli immeritevoli cantori. Frequentando ambienti e spazi di discussione politica, più o meno virtuali, spesso in queste settimane e mesi di campagna elettorale mi è capitato di imbattermi in rappresentazioni dei candidati del M5S fatte da esponenti o militanti del Pd votate al “non sono all’altezza, non ne hanno le capacità, non dispongono delle adeguate competenze”. Ecco, ma chi siete voi per dirlo?

No, non sto usando la cifra retorica, dico proprio chi siete voi? A spiegare che la Raggi o l’Appendino non fossero adeguate a guidare Roma o Torino ci mandavate le Anna Ascani o le Alessia Rotta di turno; sicuri che avevano lo standing per spiegare la superiore qualità della proposta renziana rispetto a quella grillina? A dirigere il partito avete messo chi fu premiata attraverso una sorta di buona audizione per un talent e catapultata così al Parlamento europeo prima e alla guida di una Regione poi: davvero è un percorso di selezione migliore rispetto a quelli proposti dagli altri?

Le battute sulle scie chimiche non fanno ridere se a farle è un Carbone, un Esposito o un Nardella: che la loro caratura sia diversa è ancora tutto da dimostrare, e ho il serio sospetto che sia del tutto indimostrabile. Lasciate che a spiegare le vostre ragioni siano noiose Picierno e vi stupite che qualcuno possa interessarsi alle almeno più vivaci esposizioni dei vari Di Battista?  Se volete giocare la carta del differente lignaggio della vostra classe dirigente, almeno sforzatevi di trovare qualcuno che di classe dirigente abbia caratteri e argomentazioni.

Perché, insomma, non so come spiegarvelo, ma che li si guardi dall’alto o dal basso, la differenza “qualitativa” fra la preparazione di un Renzi e quella di un Di Maio non emerge assolutamente. Anzi, paiono aver seguito e curato un identico percorso di formazione politica e culturale.

Sperando che non me ne vogliano, la politica e la cultura, intendo.

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3 risposte a Il limite del racconto

  1. Fabrizio scrive:

    Ieri :Costruiamo ponti , non muri! Oggi per ieri : E’ sempre tempo di resistenza!

    Ieri:L’Italia ha voglia di futuro , non torneremo nella palude! Ieri per oggi: L’uomo solo al comando, in democrazia non e’ possibile!

    Oggi :Parliamo di italiani, no polemiche sulle poltrone!Ieri per oggi: La corruzione e’ il cancro da estirpare , ma abbiamo gli anticorpi ” Roma 2024″

    Oggi:Spalanchiamo le finestre sul territorio, no a caminetti!Oggi per ieri: La corruzione dei politici e’ la piu’ grave , ma abbiamo gli anticorpi “Italicum”-“Riforma Costituzionale”

    La meritocrazia del renzismo sono muri di gomma collegati fra loro da ponti di politici sgommati.

    p.s. continua……

  2. Fabrizio scrive:

    Perche’ il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica non sciolgono, con un motivato decreto , tutti i consigli regionali?
    Ci dicono, ci raccontano, che la giunta e’ quella che conta; allora cosa aspettano!

    Perche’ il Primo Ministro e il Garante della Costituzione non sciolgono, con un motivato decreto,una buona parte dei consigli comunali?

    Perche’ e’ stata fatta in fretta e furia la riforma del titolo V , senza capo e ne coda?

    Perche’ la seconda e la terza carica dello stato non sciolgono” eliminare” beni e servizi interni, per i parlamentari e non solo, come Banca,Mensa,……?

    Perche’ c’e’ tanta diseguaglianza di benefici , servizi ,…….?

    Se l’ esempio non viene dall’alto , non a parole ma con i fatti, come ad esempio sulle pensioni brevi , stipendi, agevolazioni, eccetera ed eccetera!

  3. Fabrizio scrive:

    Perche’ Confindustria ha permesso a Fiat di uscire dalla confederazione senza un doveroso resoconto per tutti i benefici pubblici che ha ricevuto dallo Stato Italiano?Ogni azienda, impresa, ha il sacrosanto diritto di scelta,ma non e’accettabile, civilmente e democraticamente parlando, che faccia come li pare e piace alla faccia dei soldi pubblici ricevuti!

    Stesso perche’ per Pirelli, per Pininfarina, per Ferrari, per…….

    Perche’ Cassa Depositi e Prestiti solo per gli uni ( Banche, Multinazionali,….)e non per gli altri?Per gli altri mi riferisco ai nostri giovani, alle infrastrutture, ai trasporti!

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