La rabbia sola

Il dramma è indicibile. Ogni parola sulla brutalità del gesto che ha causato la morte della deputata labourista Jo Cox è tristemente inutile, e a nulla servirebbero le parole di cui potrei essere capace dinanzi al dolore che i suoi cari e quanti la conoscevano stanno provando, così come nei confronti del sentimento di sgomento che tutti, al solo pensare a quei fatti, avvertiamo. La morte chiede prima silenzio, e pertanto ieri questo blog non ne ha parlato. Nondimeno, poi, bisogna cercare di capire cosa sia effettivamente successo: non per giustificare qualcuno, e come si potrebbe, ma perché altrimenti si rischia di non cogliere i segni laddove già ci sono.

C’è un risentimento crepuscolare e nichilista nel modo in cui intere frange di popolazione, marginalizzate seppur sempre meno marginali, affrontano il loro quotidiano. È una disperazione figlia d’una totale assenza di prospettive, e il fatto che si scarichi in quel modo atroce, parlo di ieri ma anche di tutte le altre volte in cui è accaduto e accadrà, è quasi una conseguenza tragicamente immaginabile. Persi nella ricerca di un ideale “mondo perfetto”, pensato come perduto sebbene non ci sia mai stato né esisterà mai, capace di ripagare per le frustrazioni vissute, alcuni, più deboli e arrabbiati, non sanno trovare altre vie che quelle folli gesta. Ed è un urlo solitario, perché la violenza è rabbia che da sola non sa darsi forza, angosciato e angosciante, perché non sa veder riscatto per la condizione che denuncia, e allora scarica come un colpo di pistola, e a volte smette d’essere un’immagine retorica per divenire purtroppo la realtà delle cose, il suo rancore verso tutto quello e tutti quanti son ritenuti responsabili d’uno stato inappagante.

Qualcosa è successo in questi decenni. Eletto a unico modo del vivere, l’individualismo competitivo e concorrenziale s’è scoperto per quello che è: estrema ed eternizzante solitudine. Nel cambiamento che stiamo ancora vivendo, ci sono quelli che ce la fanno e ci sono quelli che sbattono contro le porte chiuse anche solo dalla loro inadeguatezza ad aprirle. Thomas Mair, l’assassino della parlamentare labour, è questo: un vinto rabbioso perché la società in cui vive celebra solo i vincenti, ed esclusivamente di questi si occupa. Lei (e gioca qui pure il genere, perché il maschio frustrato e insoddisfatto dalla sua vita odia le donne perché non ne sopporta il confronto), per lui, incarnava la sua sconfitta vivendo la propria affermazione e gliela ricordava col suo essere riuscita nella società e nel tempo in cui egli ha fallito. L’impossibilità, o solo l’incapacità, ma nella prospettiva del singolo non muta l’ordine delle cose, di vedere un domani diverso dalle miserie dell’oggi, nella sua mente ha fatto il resto.

La circostanza elettorale credo abbia fornito appena l’occasione per una tragedia che sarebbe potuta verificarsi in altri modi, ma spiega come l’odio covato dai singoli, nell’illusione che il riflusso spingesse per sempre nel privato, alla fine si riversa nel politico, nel pubblico. Ci sono movimenti che quel sentimento cavalcano? Ovvio, così è sempre stato. Ma non sono questi, per quanto esecrabili, a crearlo. Esso ha altre ragioni e differenti motivi: ignorarli e ignorarle è parte della malattia della società, non certamente della cura.

Infine, il voto in sé, di cui comunque alcuni hanno discusso e discutono, prevedendo da quanto successo ricadute su quello che i cittadini britannici sceglieranno il prossimo 23 giungo. Prima di dire, come ho letto in diverse pseudo-analisi, che dietro la mano armata di Mair ci siano, in una sorta di “concorso morale”, i propagandisti della Brexit e i nazionalisti inglesi, rifletterei sulle conseguenze logiche della connotazione elettorale che in quel caso si darebbe al gesto: una volta preso quel cammino ermeneutico, da lì alla citazione dell’usato passo della Medea senechiana il cammino non è così lungo.

Vorrei con ciò inoltre poter dire di augurarmi che quel gesto, in un verso o nell’altro, non condizioni l’esito nelle urne, perché se con un atto folle si può indirizzare il dibattito e gli orientamenti in una democrazia, allora assisteremo al tentativo di influire con azioni assurde sulle dinamiche democratiche in atto altre volte. Ma so pure che la follia dei singoli, da sempre, ha effetti sugli accadimenti della politica e della storia, e non vedo perché questo caso dovrebbe essere diverso.

Questa voce è stata pubblicata in filosofia - articoli, libertà di espressione, Senza categoria, società e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

1 risposta a La rabbia sola

  1. Fabrizio scrive:

    Rabbia sola? NO e male accompagnata!
    L’uccisione della deputata inglese e’ frutto dell’odio nei confronti dei diritti umani; la rabbia non basta da sola ad alimentare l’odio.
    Chi alimenta l’odio e’ l’aggressività narcisista degli uni nei confronti degli altri.
    C’è un detto detto che dice:
    chi semina sulla sabbia raccoglie solo rabbia!
    Cosa vuol dire? Chi sbaglia il terreno di semina , o piu’ in generale chi sbaglia nella scelta del proprio lavoro, non fara’ che accumulare dispiacieri.

    Qualcuno ha detto che il referendum e’ una forma antidemocratica ?
    Qualcuno ha detto no a shengen?
    Qualcuno ha detto no a dublino?
    Qualcuno ha detto no alla carta dei diritti fondamentali UE? Trattati di Nizza, Lisbona, Costituzione Europea,….

    Qualcuno ha detto no all’atomica?
    Qualcuno ha detto si alle centrali nucleari?
    Qualcuno ha detto si ai bombardamenti?

    p.s. continua……………..

Lascia un commento