Se vincere o perdere diventa l’unico argomento politico

Più si fan d’appresso le elezioni, più sale l’ansia da prestazione di quanti si preparano a correre, o solamente a fare il tifo. Social, giornali, discussioni, l’argomento sembra essere sempre è solo uno: chi vince, chi perde. Come se la politica fosse solo una competizione nelle urne, curiosamente ci si stupisce che alcuni non sentano più la voglia di prendervi parte.

Non sto dicendo che mi sia indifferente chi governi, amministri o gestisca, ma non si può leggere tutto in un’ottica quantitativa, per cui ogni azione è vista nei termini del risultato elettorale. Tuttavia, non è raro imbattersi in ragionamenti (si fa per dire) del tipo tipo: “l’unico orizzonte della sinistra sembra essere quello di far perdere il Pd”. Vi siete mai posti la questione da una prospettiva qualitativa, e cioè chiedendovi se la domanda politica non andasse anche intesa in termini di rappresentanza e non solo (per usare un termine abusato e di genesi passiva) di governabilità? D’altronde, se la chiamano “democrazia rappresentativa” e non “governativa” ci sarà pure un motivo.

Quindi, per stare all’esempio del Pd e della sinistra (che poi è singolare che quelli del Pd dicano che la sinistra voglia farli perdere): quel partito intende prendersi l’impegno di dare corso a quello che uno come me pensa? Si farebbe carico di rappresentare le mie richieste, quelle che il suo leader giudica adeguate come «gettoni per un iPhone»? E se no, perché dovrei votarlo? Perché credo che la questione di fondo stia tutta in questo.

Diventa quindi normale che chi non si senta rappresentato da quello che c’è (a ragione o a torto, ma in questo caso qualche interrogativo dovrebbero porselo per primi quelli che ambiscono a essere governanti) ricerchi altro o provi a crearlo egli stesso. E non per far perdere qualcuno, forse nemmeno per vincere lui, di sicuro non da subito, ma per avere una prospettiva in cui riconoscersi.

Tornando all’esempio, se uno non vota per il Pd e cerca di fare qualcosa di diverso non è perché, come qualcuno banalmente si incarica di ripetere, veda “il nemico in chi gli sta più vicino”; semplicemente è perché quel partito, nel proprio programma come nella sua azione politica quotidiana, ha deciso di non volere più, o di non volere ancora, caricarsi di alcune istanze o farsi rappresentante di determinate aspettative. Tutto qui.

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2 risposte a Se vincere o perdere diventa l’unico argomento politico

  1. Fabrizio scrive:

    Certo che ne hanno , anzi lo sono “noo” non lo sono ma lo fanno!
    Ogni volta la stessa “tecnico tattica” ! Ha favore di chi? Del Renzi!
    Ricordare e non farsi Disorientare!
    A parte l’ appello di sinistra italiana nei loro confronti , la verita’ e’ che la scissione non ci sara mai; perche’? le cose si fanno non ripetendo gli stessi “patetici” richiami al segretario e premier del ” Fu Pd”.
    D’ Alema contro Renzi! E’ sostanzialmente nulla perche’ stessi slogan nel 2014 e nel 2015!Bersani non firmera’ mai la riforma sulle banche; ma dai!
    Speranza ha detto : nel Pd con tutti e due piedi! Ma quando a messo un piede fuori posto!
    Dulcis in fundo il Cuperlo ha detto: Renzi lasci la segreteria perche’ non va bene avere le due cariche ! Dalemiano rinnovellato!

    Intanto arrivo l’ olio Tunisino, senza dazi! Grazie al Pd!
    Piombino /Tunisi? io do una cosa a te e tu mi dai una cosa a me!

  2. Fabrizio scrive:

    Concludendo , l’ interventista D’Alema di ieri ed oggi e’ come l’ interventista Della Valle di ieri.
    Nel passato eravamo stretti” noi maggioranza del popolo italiano” fra due morse Berlusconi -D’Alema”; oggi fra due morse “Berlusconi(Alfano +Verdini) – Renzi”
    La sostanza non cambia! Cambia la velocita’ , haime’ per noi !
    Bersani ? il mozzo …………

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