Io sto con i migranti

Inevitabilmente, la pressione ai confini esterni dell’Unione europea è destinata a crescere. Con essa, è condannata a salire la tensione fra chi è mosso dalla disperazione e quanti, disperatamente, cercano di impedire all’umanità di continuare a segnare la geografia del mondo sulla storia collettiva delle migrazioni.

Quando ieri i poliziotti macedoni hanno respinto a colpi di fumogeni e manganelli i migranti che tentavano di varcare il confine, io simpatizzavo con i migranti. E se vi ricorda a parti invertite Il Pci ai giovani di Pier Paolo Pasolini, avete parzialmente ragione. Perché sì, viene da lì, e no, non sono invertite le parti perché non solidarizzo con i poliziotti come Pasolini a Valle Giulia, ma sono le stesse. Come lui, io sto con i più poveri nello scontro, i più deboli, i già vinti condannati ancora alla sconfitta.

Non riesco a non stare dalla loro parte, anche quando cercano con la forza di superare gli ostacoli che il potere degli Stati mette loro davanti, pure quando a voi sembra violenza quella che li spinge a rompere le reti di tristi e assurde cortine. Perché è solo per un caso che non ci sono davvero, in quel fango e a quel freddo, intendo, a sperare come lusso quanto gli altri considerano scontato, a vedere come miraggio la vita fortunata e tranquilla che troppo spesso non riusciamo nemmeno più ad apprezzare, vivendola come routine e ignorando quanto, per buona parte del mondo, sia sogno irraggiungibile.

Quale merito abbiamo per poter vivere sicuri nelle nostre tiepide case? Quale colpa hanno quelli che devono far rischiare ai propri figli il mare in inverno su barche improbabili o il deserto in estate sotto il sole feroce? Quale peccato insegue, insieme alle bombe e alla miseria, i tanti che nella fuga cercano scampo?

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