La servitù appagante

Uno spot può essere il segno dei tempi. Ce lo insegnò Pasolini, quando vide nella reclame di una marca di jeans la rinuncia della moralità cristiana all’avanzata del consumismo amorale. Nondimeno, una delle ultime pubblicità d’una nota azienda telefonica, con un altrettanto noto volto televisivo, spiega perfettamente il senso ultimo di quest’epoca. Dopo aver elencato i tanti prodotti connessi all’offerta, il testimonial dice: «Le nuove tecnologie ci stanno dando la libertà di non dover scegliere. Non è fantastico?».

L’ascolti, e pensi alle parole del Grande Inquisitore di Dostoevskij rivolte al Cristo che ritorna: «Tu vuoi andare e vai al mondo con le mani vuote, con non so quale promessa di una libertà che gli uomini, nella semplicità e nella innata intemperanza loro, non possono neppur concepire, che essi temono e fuggono, giacché nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana più intollerabile della libertà». La curiosità delle vicende, spesso, è nei dettagli. La voce dello spot è quella di un nome applaudito anche nella principale kermesse nostrana del potere realizzato, e la tristezza dello scrittore russo sui liberi servi della democrazia tecnologica maturò a seguito d’un viaggio a Londra fatto in occasione della prima Esposizione universale, assurta a simbolo dei tempi come pure è stata l’ultima.

Non dover scegliere è magnifico? Non credo. Però è appagante, quello sì; è il dubbio a essere pesante, spesso difficile, a volte addirittura insostenibile per le spalle non abituate. La sicurezza di non dover decidere rende invece felici i devoti di Ananke, la dea greca della necessità: così è perché così dev’essere, e a noi lasciateci in pace, rifocillati e tranquilli.

Dopotutto, lo sappiamo, la libertà è scomoda, e spesso la servitù è volontaria, come ci spiegò La Boétie; se poi a questa si può unire qualche bonus e un po’ di sicurezze materiali, perché non sentirsene compiaciuti? Da tempo i più rivoluzionari hanno messo da parte le armi, quando hanno scoperto che nessuno voleva la rivoluzione, ma al massimo l’aumento salariale. La libertà, nel nostro tempo e nel nostro mondo, è tutt’al più la libera facoltà di accaparrarsi “la roba”, come i rivoltosi “rusticani” di Verga. E quella di scegliere, di disegnare da sé il proprio futuro, di definire contesti diversi? Ma chi la vuole! Qui ci bastano le cose che possiamo contare e contenere, e una tariffa all inclusive che le conti e le contenga tutte.

Così, infinite possibilità si riducono a una sola rinuncia: la libertà di non dover scegliere. Non è fantastico? E l’ultimo uomo adombrato dallo Zarathustra di Nietzsche, che «non scaglia più la freccia del suo desiderio al di là dell’uomo, e la corda del suo arco ha disimparato a sibilare», è sempre più vicino.

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3 risposte a La servitù appagante

  1. Fabrizio scrive:

    La servitu’ appagante e’ una sudditanza asseufatta!

  2. Fabrizio scrive:

    Sudditanza assuefuatta ” chi si accontenta gode” alla faccia della sovranita’ popolare
    Suddidanza assuefatta ” minoranza dem “al partito della nazione!
    Sudditanza assuefatta ” opportunismo” alla politica antisociale
    Sudditanza assuefatta ” senza vincolo di mandato” alla democrazia indiretta
    Suddidanza assuefatta ” cinismo” a chiamare gli altri cinici
    Sudditanza assuefatta ” immunita’ parlamentare” al non dovere civico, giuridico
    Sudditanza assuefatta “diritti” per gli amici degli amici
    Sudditanza assuefatta “primarie” al non rispetto alla legalita’ e trasparenza

  3. Fabrizio scrive:

    Concludendo si puo’ dire , come dato di fatto, che la sudditanza assueffatta e’ solo e soltanto ” obiezione di coscienza politica per il bene comune”.
    L’ unica strada, per vincere la sudditanza assuefatta, e’ di dover essere “cinicamente” solidali alla liberta’ di coscienza dei cittadini elettori che non hanno piu’ fiducia alla politica di ieri ed oggi e per questo non vanno piu’ a votare.
    Solidali con loro la nuova sinistra moderna!
    Solidali alla liberta’ di coscienza politica a non partecipare alle elezioni amministrative p.v.
    Solidali ai cittadini che chiedono riforme strutturali “retroattive nei diritti civili e nei doveri politici.”
    Solidali per riforme retroattive nell’ugualianza di trattamenti , beni , servizi.
    I giovani devono avere gli stessi diritti di lavoro e fine lavoro”pensione” delle passate generazioni.

    Se il popolo italiano vuole continuare sulla strada di oggi faccia pure ! Quanto prima piangera’ sul latte versato a scapito dei propri figli e loro future generazioni.

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