Stavolta, Renzi coglie il punto

Nel suo intervento alla Direzione del Pd, Renzi ha detto che “dopo quello che è successo con Corbyn, penso che David Cameron sia il più felice di tutti. Non è una questione di essere pro-Blair o anti-Blair, si tratta di capire se vuoi andare alle elezioni come si va alle Olimpiadi, per vincere o per partecipare?”. Ecco, ci hai preso: la differenza è tutta lì.

Non si tratta di rispolverare o meno una concezione politica vecchia di un quarto di secolo, il blairismo, appunto, e rispetto a essa, anacronisticamente, dichiarare la propria posizione, ma di capire qual è il vero valore che si vuole dare alla politica. Se cioè essa, e per la sinistra, visto che di questa parte staremmo discutendo, è quel qualcosa che porta alla vittoria nelle elezioni, o il metodo attraverso il quale si fa della partecipazione la via al governo e alla gestione della cosa pubblica.

Certo, io sarò pure un “romantico rottame”, con le parole del “Maestrone” e che di certo non dispiaceranno a sacerdoti e vestali della Weltanschauung vincista dei tempi presenti, ma mi sembrava che proprio quella, la partecipazione, fosse la caratteristica principale della democrazia. Perché la vittoria, beh, questa, in quanto tale, interessa coloro che vincono, al massimo il loro ristretto entourage; gli altri, tutti gli altri, vedono in quella solo un passaggio per fare delle cose. E ovvio, senza di essa tanto non si potrebbe fare, però è vero pure il contrario: quante volte partiti e movimenti che erano all’opposizione hanno ottenuto importanti risultati, dalle leggi sui diritti civili a quelle su temi economici, del lavoro e pure in tema di gestione dei beni pubblici o dei servizi essenziali?

Va detto che Renzi non è il primo né il solo a intendere in questo modo il “far politica”. Quell’assenza di attenzione ai temi del prendere parte nelle forze politiche tradizionali è stata un’usanza così praticata che non pochi hanno cercato e creduto di trovare in un senso di comunità a colpi di clic la risposta alle loro esigenze e istanze. Oggi lui ha il merito di render manifesto il suo pensiero, e far sua quella parola d’ordine triste quanto “categorica e imperativa per tutti” coloro che la pensano allo stesso modo.

Agli altri, quelli che si mettono nelle piazze a raccogliere firme per consentire a tutti di dire la loro, quanti fanno feste di partito anticipando i soldi di tasca propria per le salamelle e le costine, chi tira tardi a parlare e cercare strade diverse per cammini comuni, rimane la politica e il suo essere partecipazione, e per questo libertà e possibilità. Voi, se volete, tenetevi pure quelle vittorie che vi legano alla necessità.

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