Telecontrollami, boss

La leggerezza con la quale è passato il decreto attuativo della riforma del lavoro voluta da Governo e Pd che modifica dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori è strana. In pratica, si tratta della norma che disciplina i controlli a distanza in ambito lavorativo con l’uso delle tecnologie di videosorveglianza e attraverso i dispositivi in dotazione ai dipendenti, smartphone, pc e tablet, ovviamente, ma anche telefoni e cellulari tradizionali, pure di proprietà del lavoratore se utilizzati per le mansioni svolte, e il cartellino per la rilevazione delle presenze. Mentre sull’uso delle telecamere non cambia molto, perché è ancora prevista la necessità di un accordo sindacale o dell’autorizzazione ministeriale (e già mi rassicura meno, visto che potrebbe esserci lo stesso ministro che ha voluto il decreto), per questi ultimi la questione cambia, dato che il datore di lavoro potrà fare i controlli senza autorizzazioni o accordi con i sindacati.

“Che c’è di male?”, penserete. Bene, innanzitutto pensateci pure quando vi capiterà di accedere a Fb durante l’orario di lavoro, magari anche solo per un minuto; se foste neoassunti e con il Jobs act vigente, quello basterebbe a farvi licenziare senza possibilità di reintegro. E poi, il possibile controllo sul badge, davvero, è ai limiti della costituzionalità. No, non perché il datore di lavoro non debba controllare i miei accessi e le mie uscite, ci mancherebbe, ma perché alcuni nuovi impianti permettono di tenere traccia degli spostamenti all’interno dell’azienda. Cioè, possono seguirti, come Runtascitc mentre fai footing, e sapere che sei andato nella stanza della collega del secondo piano, alla fotocopiatrice o al bagno, e quante volte e per quanto tempo. “Non muoverti, il padrone ti osserva”.

Eppure, tali possibilità di controllo potenzialmente invasive, paiono non suscitare nessuna reazione, nemmeno tra i professionisti della critica o fra i più agguerriti difensori dei diritti dei lavoratori. Sembra, anzi, che ci sia una placida rassegnazione, o ancora, e addirittura, un festante accoglimento, quasi che operai e impiegati non attendessero altro che poter dire nel proprio tesserino aziendale: “telecontrollami, boss”.

Su questa citazione cinematografica parafrasata, me n’è tornata in mente un’altra, di una pellicola di spionaggio in verità non eccezionale. Per farla breve, c’è un agente dei servizi segreti che controlla il monitor per verificare la posizione di una persona nella cui borsa è stato inserito un chip, e dice al collega: “è ancora a casa”. L’altro risponde: “la sua borsa è ancora a casa”. Effettivamente, il badge può rimanere nel cassetto della scrivania o nell’armadietto dello spogliatoio.

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