Il meno peggio

C’è un limite e un tarlo nella narrazione di quelli che oggi s’affidano a Renzi, ed entrambi hanno l’etichetta “male minore” (che in sé porta il peggiore degli argomenti contrari, dato che pur sempre di male si tratta). Ed è un limite e anche un tarlo perché blocca il racconto del nuovismo trionfante (sostenere “turandosi il naso” non è affatto una novità) e scava sotto e dentro di esso una serie di cunicoli del dubbio che lo rendono fragile e pericolante. Ma andiamo con ordine.

Il renzismo si afferma sulla scena politica come la più grande ventata di novità del secolo nascente: nuove le idee, nuove le prassi, nuove le figure che le interpretano. Poi, quasi subito, queste ultime si ritrovano invecchiate, circondate e assistite dalle solite cariatidi del potete, le pratiche si scoprono antiche e tutt’altro che innovative, mentre i pensieri, beh, quando ci sono, altro non sono che la riedizione in minore di pratiche che erano già vecchie quando venivano portate alla ribaltata da stelle cadenti e cadute del cinema e signore di ferro pronte alla ruggine e alla tristezza arrogante.

In tutto questo, muta in un attimo anche il racconto che il potete fa di se stesso, e di conseguenza quello che ripetono i suoi cantori, sia a pagamento che per vocazione. Le voci di vignettisti disperati e commentatori disperanti narrano che, insomma, tutto sommato Renzi è dei nostri, altrimenti ci sono gli altri. Ma anche gli interpreti in prima persona della parola renziana realizzata, tipo la Boschi e la Serracchiani, per non fare nomi, spiegano che al governo del loro capo “there is no alternative” (per dire di quella ruggine) se non nell’incompetenza grillina (e quelli che hanno promosso a rappresentanti delle istituzioni i vari Lotti e Faraone, Picierno e Madia, di incompetenti ne capiscono eccome) o nella destra leghista (la medesima che, con la destra renzizzata dei vari Lupi e Formigoni governa indisturbata la più grande e ricca regione del Paese).

No, lo storytelling mostra la corda. Matteo (ché bisognava chiamarlo per nome, altro che come quei vecchi della vecchia politica) era “er mejo”, ora lo si dovrebbe sostenere in quanto “il meno peggio”.

E poi, il “non ci sono alternative” sulla lunga distanza non regge. Ricordate Monti? O Letta? Anche rispetto a quegli esecutivi e a quegli uomini si diceva che non ci fossero altre soluzioni possibili, e che essi fossero condannati alla persistenza dall’ineluttabilità del loro essere al governo per il “bene dell’Italia”. E a dirlo erano gli stessi che lo dicono oggi, e magari prima erano “anti-renziani” così come adesso sono “convinti-renziani”. E domani, con molte probabilità, saranno i primi a dirsi “mai-stati-renziani”.

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1 risposta a Il meno peggio

  1. Fabrizio scrive:

    Il meno peggio “il Colui che ci sta governando” qualitivamente parlando e’ il peggio di ieri e del passato; civilmente e democraticamente parlando , il meno peggio ,come dato di fatto di oggi, e’ peggio del peggio ; politicamente parlando, il meno peggio per un domani sara’ la disfatta del nostro Paese, sara’ una palude permanente .
    A far compagnia al meno peggio , come dato di fatto , e’ la cancelliera tedesca che stando con lo zoppo ha imparato a zoppicare e alla grande, dal punto scenografico e mediatico.
    Senza un dovere sacrosanto di certezza non ci sara’ mai una speranza di fatto, reale e concreta. La speranza alla quale fanno riferimento i due attori e’ una speranza comunicativa , astratta, immaginaria.
    I due attori non pianificano aspettative ma proiettano dati, dati !
    Non parlano mai di Stati Uniti D’Europa ! Perche’ e come mai!
    Dar aiuto ad un paese in difficolta’ occorrono certezze di politiche comuni e non speranze! L’unica certezza alla quale ha fatto riferimento “la cancelliera” e’ quella di volere a tutti i costi FMI dentro al calderone dei tecnocrati e burocrati europei.FMI , lo ripeto , e’ l’ostacolo permanente del progetto Stati Uniti D’Europa.

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