L’importante è vincere

Insomma, comunque sia andata e qualunque sia la vostra opinione in merito alle questioni che ne hanno contraddistinto le diverse fasi, il sindaco decaduto di Salerno De Luca ha vinto le primarie del centro sinistra per la candidatura a presidente della Regione Campania. E “comunque sia andata”  non è un’affermazione come un’altra, ma la probabile interpretazione del pensiero di molti dirigenti del Pd.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il segretario Matteo Renzi ha cercato di mantenere il distacco su questa consultazione, commentando l’esito del voto con un definitivo “in Campania ci interessa vincere, non le polemiche”. Un’affermazione apparentemente banale, ma che rende meglio di tanti saggi e spiegazioni il senso di un concretismo che si fa opportunismo. De Luca è il simbolo migliore dell’elemento da rimuovere secondo la narrazione renziana; basti dire che era già sindaco (ruolo ricoperto per quattro mandati, intervallati da una parentesi parlamentare) prima della diffusione dei telefonini e di internet; altro che gettoni nell’iPhone.

E ancora, il presidente del Consiglio promette sempre di fine delle correnti; De Luca è lui stesso una corrente. Per non parlare di tutta la retorica vana sulla responsabilizzazione dei politici che sbagliano, fino all’immaginifica previsione di un “daspo” per i condannati, addirittura. Se dovesse essere eletto, e nell’ipotesi di non accoglimento del suo ricorso, il vincitore delle primarie di ieri non potrebbe occupare la poltrona di presidente della Regione per diversi mesi, in quanto interdetto dai pubblici uffici a seguito di una condanna in Primo grado per abuso d’ufficio nel processo sul termovalorizzatore di Salerno.

Senza dimenticare la vicenda del doppio incarico, per il quale un’altra sentenza, questa volta in Appello, l’ha fatto decadere da sindaco avendo assunto la carica di viceministro alle infrastrutture, e le tante, troppe, intemerate e sfuriate su tv e giornali, con toni per nulla consoni alla grande attenzione del renzismo verso la comunicazione, ma pure poco in linea con i livelli minimi di educazione e rispetto dell’altro che un politico dovrebbe avere.

Però, tutto passa in secondo piano, perché l’importante è vincere; e in questo il concretismo, come si diceva, si fa opportunismo: pur di conseguire il risultato, si ignorano ragioni e princìpi, e si smentisce sé stessi e le cose che si dicevano.

Al punto tale che uno è quasi tentato di chiedersi per quale motivo affannarsi nel cercare di esser convincente con le proprie idee, quando basta aderire a quelle di chi trionfa per esser contemplati fra i vincenti. Se poi quello si chiama pure Vincenzo…

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