Non si devono per forza scegliere cose che non piacciono

Supponete di entrare in un negozio. Volevate comprare qualcosa per farvi un regalo, migliorare l’arredo della vostra abitazione o rendere più funzionale e utilizzabile un ambiente particolare, ma là dove siete, della tipologia di ciò che vorreste, hanno solo modelli e fogge che non vi piacciono: li comprereste ugualmente solo perché “non ci sono alternative”.

Sono quasi sicuro che non lo fareste. Bene, però quello che non capisco è perché mai si sia così pronti a rivendicare, e pretendere, il proprio diritto di scelta quando si esercitano le facoltà di consumatore, eppure si accettino di buon grado le limitazioni a questo quando rivestono l’ambito delle peculiarità dell’essere cittadini. Cioè, se non si trova il complemento d’arredo così come lo si cercava, si rinuncia all’acquisto o si è capaci di costruirselo da soli, mentre la stesso atteggiamento critico non viene esercitato quando si tratta di scegliere chi governerà il Paese o la città, votando quello che c’è anche se non piace, con la giustificazione “che gli altri sono pure peggio”.

Insomma, è come dire che volevo una tenda bianca ma la compro blu perché quella verde fluorescente è ancora peggiore. Fareste mai un ragionamento del genere? Non credo. Come non credo che comprereste dei cachi andati a male solo perché le arance nella cassetta a fianco sono sensibilmente più ammuffite, del prosciutto rancido solo perché il salame è finito, un cacciavite piegato e ritorto solo perché le pinze accanto sono arrugginite.

La logica del perseguire il male minore è quella che abitua ad accettare quello maggiore, sviluppando, attraverso una sorta di mitridatismo, la resistenza al veleno assumendone un po’ alla volta in dosi crescenti, come si narra avesse fatto il grande re del Ponto su consiglio del suo medico Crautea: sempre veleno era, sempre male è.

Inoltre, scegliendo questo, da qualche parte c’è, o potrebbe esserci, un bene più grande che viene tralasciato e dimenticato, e il compito della politica dovrebbe essere votato al perseguire questo, non accontentandosi, comodamente arresi i potenti, disperatamene arrendevoli i governati, di quello che è c’è ed è dato.

Certo, alla scelta siamo obbligati, e non si può non scegliere, come ci insegna Sartre. Ma a quel punto, anche astenersi è una scelta, e non è un caso se sempre più in tanti la intraprendono e la perseguono, facendosi interpreti della rinuncia come una possibilità per evitare la complicità con quanto si avversa.

D’altronde, se “non ci sono alternativa”, che cambia?

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1 risposta a Non si devono per forza scegliere cose che non piacciono

  1. Giuseppe scrive:

    Caro Rocco,
    hai fatto bene a far il punto su questo tipo di questioni. Basterebbe che gli italiani le tenessero a mente e voterebbero in maniera piu’ consapevole e razionale. Un altro aspetto molto gettonato in occasione elettorale è quello della “realpolitik”, anche perchè dà, a chi lo assume, un’ aria da esperto politico, smaliziato,razionale, un po’ anche moderatamente cinico quel che occorre; ed anche perchè spesso coincide con lo stare dalla parte di chi comanda.
    Quindi fai benissimo ad occuparti di queste cose e, se possibile, sviluppare ulteriormente questa tematica . Mi piacerebbe che queste e simili ragionamenti confluissero in un testo piu’ importante di un semplice articolo e che questo fosse adottato dalle “scuole di politica” di cui in questi ultimi giorni si sente riparlare.
    Con stima e cordialità
    arch. Giuseppe Del Zotto – Udine (ex PCI-PDS- ora non piu’ PD) gdelzot@tin.it

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