Se 6.700 euro vi sembran pochi

Provate voi a stare in cassa integrazione a zero ore. Davvero, se 550 euro al mese vi paiono una cifra a cui poter rinunciare, se 6.700 euro l’anno vi sembran pochi, allora vuol dire che guadagnate tanto, e direi anche troppo. Quelle somme sono quanto, in media, perde un lavoratore in Cig senza nemmeno un’ora d’impiego nel mese, e sono 540 mila in quella situazione quest’anno.

Il numero di ore di cassa autorizzate nei primi dieci mesi da gennaio a ottobre, secondo l’osservatorio della Cgil sulla situazione delle crisi aziendali, ha già raggiunto quota 940 milioni, e punta dritto a superare il traguardo del miliardo entro la fine del 2014. Complessivamente, i lavoratori interessati da quei provvedimenti hanno già lasciato per strada un totale di 3,6 miliardi di euro di redditi persi: se vi servono altre spiegazioni sul calo dei consumi, fra quei dati immagino che potranno essere agevolmente cercate e trovate.

Una teoria di dati drammaticamente inarrestabile. Negli ultimi sei anni, dal 2008 al 2014, l’ammontare totale delle ore di Cig è stato di sei miliardi e trecento milioni; calcolate pure con comodo la relativa contrazione dei redditi per i lavoratori interessati nello stesso periodo.

Parallelamente, è esplosa la richiesta di cassa integrazione straordinaria, con un’impennata del 24,37% cento nei primi dieci mesi di quest’anno e ben quasi settemila aziende interessate, che fanno circa il doppio se considerate come unità territoriali.

Una simile classifica, ovviamente, è guidata dalle regioni maggiormente industrializzate del nord, con Lombardia, Piemonte e Veneto in testa, mentre al sud il dato non è così in crescita, ma solo perché molti drammi aziendali, di quelle imprese ancora rimaste, sono già arrivati agli ultimi atti, con mobilità e licenziamenti che hanno portato la disoccupazione ai livelli che conosciamo.

A chi pensa che gli operari non esistano più, ricordo che i settori più penalizzati da questi provvedimenti sono proprio quelli della meccanica, dove lavorano i Cipputi in tuta blu, seguiti dal commercio e dall’edilizia, che sta assumendo connotati da vera e propria emergenza sociale.

Dinanzi a questo scenario, seriamente, qualcuno ritiene davvero che il problema dell’occupazione e dell’economia italiana sia la riforma della norma per il reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa? Quella a sostegno del Jobs Act è una posizione talmente ideologica da risultare inspiegabile, ancor di più alla luce dei dati reali, di cui si professa culture chi del concretismo fa vangelo.

Servirebbero politiche industriali vere, investimenti ma non a chiacchiere, stimoli all’occupazione anche, se non soprattutto, con finanziamenti pubblici. Quello che viene proposto, invece, è la solita trita soluzione giuslavorista, con la spruzzata di qualche annuncio di trovata geniale per i più giovani, in termini inglesi, così suona più cool, e un paio di calembour più o meno riusciti sulle fabbriche chiuse e le occupazioni potenziali.

Qua fuori si attendono risposte: se avete finito con le slide e gli hashtag, gradiremmo sapere cosa avete intenzione di fare. Grazie.

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