Tanto strano non è. Purtroppo

Non so perché, ma a me non sembra così strano che il jihadismo faccia proseliti anche nelle società occidentali. Per carità, per ora solo numeri minuscoli, marginali. E poi, francamente, l’Is è orientata su posizioni di un radicalismo eccessivo per attecchire realmente fra chi sta appena sopra la soglia della disperazione da miseria.

Però, pensateci bene: cosa dice la proposta di questi guerrieri della fede? In ultima istanza, cosa promette? Di farla pagare a chi detiene il comando del pianeta. In fondo, gli emarginati di tutto il mondo non hanno altri che parlino a loro, che promettano vendetta contro i responsabili, diretti o meno non importa, per la loro condizione. Perché appare così strano che ascoltino gli unici che dicono apertamente “voi state male perché quelli che stanno bene vogliono che sia così; se verrete con noi, avrete la possibilità di pareggiare i conti”? O almeno di provarci e di provare a crederci, che è già qualcosa per chi non crede più in nulla.

Cos’han fatto i combattenti per lo stato islamico dopo i fatti di Ferguson, ad esempio? Si sono rivolti ai neri americani dicendo, in sintesi: “la società statunitense vi ignora e vi marginalizza. In quella, voi sarete sempre messi da parte, come sempre è stato. Tutti i discorsi sull’uguaglianza, sulla democrazia, non sono altro che menzogne per tenervi buoni mentre vi sfruttano e poi vi gettano in disparte. Nella nostra nuova società, voi non sarete più gli ultimi, ma potrete avere giustizia per i torti subiti”.

Parole vuote? Forse. Ma a me ha fatto riflettere l’intervista che alcuni ragazzi di colore di quello stesso sobborgo di St. Luis hanno rilasciato alla Cnn. “È sempre stato così”, han detto, “e succederà ancora, ancora, e ancora. Io andrò via da qui; non voglio aspettare che la polizia mi uccida come ha fatto con Michael”. Che la polizia mi uccida, che lo Stato mi uccida, che l’America mi uccida. E prima che lei lo faccia con me, perché non dovrei provare io a farlo con lei?

Ripeto, perché non dovrebbero provare a credere a chi gli promette la possibilità di rivalsa, visto che ormai non credono ad altro e che non possono credere ad altro, perché le ideologie sono finite e a questo modello, che li vede ai margini e perdenti, non ci sono alternative?

Troppo presto, temo, si sono svolti i festeggiamenti per la fine delle grandi narrazioni, delle visioni organizzate della storia e della società. Che ingabbiavano e contrapponevano, non lo nego, ma davano la speranza che un altro mondo fosse possibile per quelli che in questo erano sconfitti e umiliati. E tutto ciò è avvenuto mentre in occidente la mondanità del consumo erigeva a unico dio l’oggi, togliendo forza anche al domani trascendente della fede.

Sono tutti fondamentalisti islamici quelli potenzialmente a rischio di fascinazione da parte del terrorismo di matrice jihadista? No, non c’entra il fondamentalismo, e ancora meno c’entra l’Islam. Ma sono fondamentalmente disperati, e per questo che non mi meravigliano alcune dinamiche che vedono i marginalizzati quale principale target della propaganda estremistica: disperati, perché gli è stata tolta la speranza che cose possano andare in modo diverso. Purtroppo.

Troppo presto, sì, troppo presto s’è festeggiato e troppo grande era il gesto compiuto perché gli stessi che l’avevano fatto potessero capirlo. Nietzsche ritorna con le parole della sua Gaia Scienza: “Vengo troppo presto – proseguì – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancora sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”.

Questa voce è stata pubblicata in filosofia - articoli, libertà di espressione, storia e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento