Amicus Plato, sed…

Sed nihil. Perché se a quel “ma” dovessimo far seguire qualcosa, magari le parole della nota locuzione, magis amica veritas (che in realtà Ammonio Sacca metteva in bocca a Platone con riferimento a Socrate, mentre la tradizione successiva ha attribuito ad Aristotele, che pure esprimeva simili concetti proprio nell’opera con cui è ritratto da Raffaello nel quadro che campeggia in questo blog), allora poi dovremmo dire qualcosa sulla verità.

Perché, se davvero la verità ci fosse amica, dovremmo magari dire che il conflitto d’interessi di un ministro che firma un decreto per gli incentivi di cui potrebbe beneficiare l’azienda della sua famiglia, come ha appena fatto Federica Guidi, non è meno grave di quello che per anni abbiamo rimproverato agli altri, e solo perché, ora, è con i nostri voti che tutto ciò viene consentito.

Se fossimo amici del vero, dovremmo ricordarcene quando saliamo sugli scudi, giustamente, se un comico divenuto politico, qual è Grillo, usa le parole che a Primo Levi servirono a narrare l’orrore per descrivere il banale svolgersi della politica di oggi, mentre quasi nessuno dice nulla se il vice direttore di uno dei maggiori giornali italiani fa, grosso modo, per quanto evitandoci improbabili parafrasi o grotteschi foto-ritocchi, la stessa cosa, come oggi Massimo Giannini su Repubblica.

Se  le cose per quelle che sono fossero la bussola dei nostri giudizi, dovremmo riconoscere che se il bonus, corretto e opportuno, degli 80 euro stabilito dal governo Renzi fosse stato fatto, nelle stesse forme e misure, da Berlusconi a comizi elettorali già indetti, come avviene ora, se anche le riforme istituzionali fossero state piegate alla tempistica elettorale dal centro destra, come da settimane si legge nelle interviste di premier, ministri e importanti esponenti della maggioranza, e se il ministro Alfano, nel 2010, avesse detto, a proposito del numero identificativo per i poliziotti durante le manifestazioni, “lo mettano i manifestanti”, come ha fatto pochi giorni fa, noi avremmo fatto un quarantotto. E lo avremmo fatto pure su mille altre cose, dalla precarizzazione del lavoro all’invadenza del Governo sui temi costituzionali, fino ai ripetuti sconfinamenti dal suo ruolo di garanzia fatti dal presidente Napolitano.

Invece no, nulla; va tutto bene. Quello che ci urterebbe all’inverosimile diventa sopportabile e, in fin dei conti, giusto se lo fanno “i nostri” o quelli che ci sono amici e vicini, giornalisti, politici, persino personaggi dello spettacolo. “I nostri” noi dobbiamo difenderli, e difendere quello che dicono; perché bisogna essere “fedeli alla ditta”, vero?

E se fosse “la ditta” a non essere fedele? Se quella facesse il contrario di quanto diceva quando ci ha chiesto sostegno e voto? Se s’intestasse lei tutte le cose che criticavamo negli altri, tutto quello che escludevano, tutto ciò contro cui abbiamo combattuto e resistito?

Perché qui siamo al paradosso per cui chi oggi continua a dire le cose che tutti dicevamo ieri, ma proprio ieri, è visto quasi come un traditore, infedele, sleale. E non di rado, chi ritiene quelle idee e quelle proposte ancora valide, è considerato un problema, vengono banalizzate e soffocate le sue parole, ritenute “anacronistiche pulsioni demagogiche” i valori in cui gli stessi accusatori di oggi dicevano di credere (detto per inciso: anacronistico è composto da “contro”, ἀνα, e “tempo”, χρόνος ; quando i tempi sono tanto tristi che rinnegare le proprie parole è solo un modo come un altro per vincere e affermarsi, forse non è così male provare ad andare in direzione ostinata e contraria). E se tutto questo accade, come evitare che chi in quelle parole ci aveva creduto davvero, dinnanzi allo spettacolo quotidiano, dica “not in my name, not with my vote”?

Chissà, forse in campagna elettorale, quest’ultima parola può sollecitare gli interessi di coloro che sono chiamati, ogni giorno, in totale, effettiva e giusta indipendenza di mandato, a tener conto anche di quelle opinioni. O forse no, perché tanto così è, se vi pare. E poi, non ci sono alternative, e lì dove stanno quelli che contano, si contano e contano solamente i voti validi. O no?

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